Libro finito. Non mi è piaciuto, ma come sempre anche un libro che non piace può lasciare qualcosa. Di sicuro trattandosi di una cultura diversa ho imparato qualcosa in più, c'erano diversi riferimenti a cultura di massa del passato anche se dall'ottica delle bambole. Di base però ho trovato la struttura poco avvincente. Sono racconti quasi indipendenti se non per i personaggi ricorrenti. L'autore ha provato a delineare alcune linee base, specie sui personaggi così come sul negozio vero e proprio, ma è stata una caratterizzazione troppo blanda e mai approfondita. Lo vedrei bene come base per un anime slice of life, ma dovrebbe essere sviluppato in molti episodi e non i soli sei racconti presenti in questo libro. Forse solo il primo, in cui veniva presentata l'ambientazione, e il penultimo (Gabu) forse il più lungo, c'era qualche elemento più interessante. Mentre gli altri mi hanno per lo più annoiato. Lo stile poi non mi ha colpito più di tanto, l'ho trovato molto semplice e diretto e ripercorreva anche alcuni stereotipi di genere. Di sicuro la parte "storica" con riferimenti alle bambole e al loro passato sono stati integrati abbastanza bene, ho trovato simpatico il riferimento al marionettista cecoslovacco, ad esempio. Ma nel complesso è stata una lettura poco coinvolgente che non mi ha mai preso più di tanto. D'altronde ci ho messo più di un mese per leggere duecento pagine, cosa che non mi capita spesso, anche in periodi pieni come il mese scorso.
L'unica parte interessante forse è riassumibile nella frase che viene ripetuta più volte dalla protagonista "cosa sono le bambole?". Forse l'autore voleva rispondere alla domanda non direttamente ma lasciando parlare le esperienze raccontate nei vari racconti. Secondo me il tentativo non è andato a buon fine, anche se l'intento si vede e parzialmente ha centrato il problema. Di sicuro forse è la parte che avrà incuriosito Sapia che ha suggerito il libro, anche se lei forse era più interessata ai peluche, alla fine sono oggetti che vivono più per il simbolismo che le persone gli conferiscono che non per quello che sono esse stesse. Per quanto si parli nel libro di bambole di lusso, antiche e anche industriali, alla fine è sempre il cliente/proprietario che la considera in maniera soggettiva. Diventano un ricordo, un feticcio, un'eredità, una testimonianza, un giocattolo di moda e così via. E gli artigiani che collaborano con la protagonista, in pieno spirito giapponese, le considerano come oggetti quasi sacri a cui bisogna dedicare ogni attenzione a prescindere da quello che ne sarà di loro in seguito. Un punto di vista molto giapponese e non del tutto chiaro a chi ha una visione più occidentale del mondo. Questo forse è il suo punto di forza, far vedere le cose sotto un'ottica diversa. Ma come dicevo, nel complesso il romanzo non mi ha colpito più di tanto, quindi non mi sento di consigliarlo.