Autore: Alberto Caviglia
Titolo: Alla Fine Lui Muore
Ho deciso autonomamente che il libro consigliato da @Hexdrinker era il libro del gruppo di lettura di marzo e aprile. E così l'ho letto. Purtroppo non mi è piaciuto. Come al solito rimango basito nel leggere le recensioni entusiastiche sulla quarta di copertina, o in rete. Anche se questa forse poteva farmi intuire qualcosa: "Alberto Caviglia ha preso qualcosa da David Foster Wallace, qualcosa da Murakami e qualcosa da Philip Roth. Ma deve aver restituito tutto subito evidentemente", che si può anche interpretare come uno che aveva delle buone premesse ma poi non mantenute.
Non ho letto il suo romanzo d'esordio o visto/sentito altre sue opere e non penso lo farò mai. Alberto Caviglia non mi ha convinto, di sicuro ha qualche spunto con del potenziale, ma nel complesso sembra voler fare sarcasmo gratuito su tutto e sfruttando anche schemi triti e ritriti (come il capitolo, anzi, i capitoli, con le liste o il tedio familiare). Da un punto di vista di stile non mi ha preso per niente, ha cercato di inserire citazioni della cultura popolare attuale, della cultura a cui appartiene (anni 80-90) e qualche citazione "colta" qui e lì. Ovviamente sono rimasto oltraggiato da due spoiler gratuiti di film cult (che ho visto, ma sono contrario anche agli spoiler che conosco).
La struttura poi molto frammentaria, prima qualche aneddoto e poi la corsa con l'incontro della seconda metà del libro. Molto affrettato. E un finale del tutto insignificante. Ci ho messo settimane per un libro che avrei potuto leggere in un pomeriggio, l'unica cosa che avrebbe dovuto attirare la mia attenzione erano i riferimenti sarcastici alla società, ma li ho trovati davvero banali e poco incisivi. Chiamare sempre i genitori col tag di instagram poteva anche passare la prima volta, ma quando lo fai per tutto il libro inizia a risultare puro autocompiacimento. E non è l'unico caso. Tra l'altro c'è gente come Woody Allen che ci ha costruito un personaggio sull'essere ebreo, invece Caviglia sembra citarlo quasi come compitino per casa, anche perché di sicuro poi uno ci pensa due volte a stroncare un libro di un ebreo, non sia mai che si venga tacciati di razzismo. Ma proprio perché sembrano cose forzate le ho trovate fuori luogo e poteva benissimo omettere le origini (non necessariamente cambiarle, proprio ometterle). L'unica cosa riuscita, forse, è stato proprio il Castoro. Ma anche lì, dopo mezza riga già diventa noioso e lui ci ha indugiato fin troppo.
In conclusione, non lo consiglio, non me ne voglia @Hexdrinker, spero che almeno a lui e a chi altri l'abbia letto (credo l'abbia preso anche @bachforever) non sia risultato noioso quanto lo è stato per me.
Avanti il prossimo.