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[VOTAZIONI] Il Mare


~ Josephine

Quale componimento preferisci?  

16 utenti hanno votato

  1. 1. Quale?

    • A. sst... stai tranquillo [...]
      5
    • B. Mi agito, mi volto [...]
      2
    • C. Quando ero piccola hai provato a portarmi con te [...]
      3
    • D. In mezzo al mare c'è un'isola [...]
      6

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Come funzionano le votazioni?

Potrete selezionare un solo brano fra quelli proposti, possibilmente inserendo una motivazione nel topic (non è obbligatoria, ma è super gradita). Votate seguendo il vostro istinto, il vostro cuore, la vostra preferenza letteraria, e, se vi è possibile, senza cercare di risalire all'autore del componimento. È importantissimo che votiate senza "barare" (cioè senza chiedere ai partecipanti quale sia il brano da loro inviato).

 

Bando alle ciance, buona lettura!

 

 

 

A.

 

sst... stai tranquillo

non ti lascio andare

dal mio abbraccio


 

 

B.

 

Mi agito, mi volto,

mi abbatto, mi contorco

mi sento unico ed eterno,

immenso: imbattibile sono,

sarò e sempre stato.

Ignavo ti catturo

e ti gusto

e ti vanifico,

integralmente.

Mi placo, mi assottiglio,

mi stanco, mi addormento

mi sento solo ed inerme,

ignorato: avvelenato sono,

sarò ma mai stato.

Traditori: io sono la furia

e l'indulgenza

e la vita,

morta per vita stessa.


 

 

 

C. 

Quando ero piccola hai provato a portarmi con te.
Sarei potuta diventare un pesce, un polpo, plankton
che galleggia felice a largo, nella tua corrente.
Oppure una sirena, perchè nulla ha più fascino
di ciò che non esiste e possiamo inventarci com'è.

Invece è arrivata mia madre, ancora la ricordo,
fermo immagine del suo viso incorniciato dalle onde.
La mano protesa a tirarmi fuori da quell'abbraccio
per salvarmi da ciò che avrei potuto essere nel mare.
Quindi esisto. E non posso inventarmi come sono.


 

D.

 

In mezzo al mare c'è un'isola. Sull'isola ci sono io. Sono solo, ho freddo e fame, e ho paura. Per non morire devo accendere un fuoco, un segnale di aiuto per navi amiche. Ma sul mare navigano anche i pirati che, avvistassero il fuoco, mi ucciderebbero. In mezzo al mare c'è un'isola. Sull'isola ci sono io. Sono solo e da solo morirò. Così accendo un fuoco che subito spengo, e accendo, e spengo, e ancora, ancora, in una danza tra speranza e paura, guardando il mare e i blu riverberanti spezzati in scaglie che trafiggono gli occhi: troppo bello per celare in sé salvezza e morte. L’efferata ed empia ironia della vita. In mezzo al mare c’è un’isola. Sull’isola c’ero io. Lasciai il fuoco acceso.


 

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uhm... tutte veramente interessanti :)

 

quelle che mi hanno colpito di più sono state la B e la C e alla fine il voto è andato alla B, mi ha veramente preso.

 

.....

 

:bwahaha:lol scriviamo meglio il tutto hahaha

alla fine il mio voto è andata alla B in quanto mi ha veramente rapito nel leggerla, magari di queste cose sono poco esperto mi ha colpito la potenza delle parole scelte per scrivere il componimento

 

comunque complimenti a tutti 

Modificato da Marco1306
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Tutte molto belle. Ma l'ultima mi ha compito di più. Analizzandola mi ha lasciato quel non so che di reale.

Potrebbe racchiudere vari significati: il primo e più ovvio é quello di avere paura di dire la prorpia, come per dire "scusate se esisto", e quindi il fuoco che sarebbe il mezzo con cui farsi notare rimane spento per paura, perché all'esterno ci sono i pirati (la gente che giudica a sproposito).

Poi piano piano ci si fa forza e si esce allo scoperto passando da un fuoco acceso e spento ad un fuoco perennemente accesso, "Io esito e sono qui, sono cosi, che stia bene a tutti o meno non m'importa.

 

La seconda ipotesi é parallela alle fasi della vita: nascita e infanzia hai il fuoco spento, adolescenza acceso/spento, fase adulta sempre acceso.

 

I due temi da me proposti in questa breve analisi che mi ha fatto suscitare possono anche essere collegati tra loro in un tema unico. 

 

 

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Ho votato la d perché mi ha lasciato un iniziale senso di inquietudine e paura, molto coinvolgente, sul finale invece il desiderio di liberarsi, di riemergere e vivere, non più sopravvivere. 

 

Poi mi piace il ripetersi in loop dove si trovava e in che condizione, cosa letta anche nel nel terzo volume di Hunger Games, quando Peeta deve ripetere sempre tra sé e sé chi è, chi sono i suoi affetti, da dove proviene e dove deve andare, perché se non lo fa, se si distrae un attimo, perderà il suo essere per sempre. Angosciante davvero, e come mi colpì li, mi colpisce anche qui. 

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