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sigfried

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  1. sigfried

    Death Note - Netflix

    Minchia, allora è da vedere
  2. sigfried

    Raduno?

    Ci entrai nel '98 dalla parabolica. Ma qualche anno fa due miei amici ci hanno provato (non ricordo da dove), e furono presi. Non successe niente, tranne la rottura di palle, e non gli fecero entrare. Di sicuro la situazione è cambiata quindi, anche se forse un modo per entrare lo si trova sempre. Però non ho proprio voglia di ficcarmi in queste situazioni. Ad ogni modo, indica indica, la conoscenza è il sale della vita
  3. sigfried

    Death Note - Netflix

    Ho citato Omero perché nelle sue opere c'è un modo di vedere e giudicare che non ci appartiene più. Platone è stato il primo a dare un nuovo modo di vedere, e da allora ci si è sempre più allontanati da Omero seguendo una linea retta tracciata dai filosofi. Qualche deviazione c'è stata, e penso a Schopenhauer, che guardava ad oriente, ma era un caso isolato, e soprattutto falso, visto che ragionava da occidentale usando parole di una cultura a lui completamente aliena. Dico questo, perché anche se non tutti hanno studiato filosofia, il pensiero dei filosofi è arrivato a tutti, cambiando il modo in cui giudichiamo la realtà. Un pastore di capre non saprà mai cosa ha detto Novalis, forse non l'ha mai sentito nominare, ma ritiene l'amore, i sentimenti, un valore perché il romanticismo questo ha insegnato a tutti, ed è ora una conoscenza comune. Quello che ti chiedi, è stato affrontato diverse volte. L'esempio più lampante è quello del nazismo. Un'intera nazione ha ucciso e odiato senza quasi un perché. Erano tutti mostri assassini? Impossibile. Cosa li ha spinti? La paura? non credo. Il fatto che non avevano scelta, li assolve? Hannah Arendt ne dà una risposta, ma ammetto di non conoscere bene il suo famoso libro La banalità del male, per cui evito di dire sciocchezze. Ci hanno provato anche altri, a dare risposte. A modo suo, anche uno zio di mio padre, diede una risposta, aveva fatto la guerra, e aveva ucciso due sole persone, o credeva di averle uccise, e alla domanda se si sentiva in colpa, rispondeva neutro: era la guerra. Poi non so se dentro covava pensieri diversi. Penso che scatti un meccanismo di rifiuto. Quello che dici, quindi, ha molto senso. Se il film volesse porsi questo quesito, interrogando lo spettatore, sarebbe senz'altro una motivazione valida per vederlo. Però non credo che gli sceneggiatori volessero porre questa domanda. Anche se, è solo una sensazione, essendomi fermato prima
  4. sigfried

    Raduno?

    Mi porto un amico che fa le puzzette vietate dalla Convenzione di Ginevra, così facciamo spazio. E poi il Parco di Monza è immenso, il circuito ne copre sola una parte, e c'è tantissimo verde solo per noi. Il vero dramma è che vince Hamilton, e non trovo biglietti a prezzi accettabili. E sono troppo grande per entrare a scrocco.
  5. sigfried

    Death Note - Netflix

    ahahahah, nessun obbligo. Però mi fa sempre piacere quando esprimi il tuo pensiero. Più che un quesito era un invito aperto a chiunque a parlare di cosa pensano dei remake, reboot, e cosa un'opera debba trasmettere, se una morale, un insegnamento, un pensiero, un dubbio, una domanda, o del semplice intrattenimento. Davo per scontato che tutti conoscessero la storia, come Moby Dick Però correggo subito. Cinque minuti. Forse sette Nel manga e nell'anime Ryuk afferma più volte di essere totalmente indifferente sull'uso che gli umani fanno del Death Note, e non c'è alcuna ingerenza da parte sua. Nel film Netflix Ryuk ordina a Light di uccidere, addirittura gli passa la penna. Quindi viene già tutto stravolto. Sulla seconda parte della domanda, forse in un altro contesto la potrei anche prendere in considerazione come quesito posto dagli sceneggiatori, ma se un essere sovrannaturale alto due metri e mezzo, brutto come la morte, appare dal nulla e ti ordina qualcosa, non credo che ci sia molta possibilità di scelta. Per cui come faccio a condannare qualcuno che non ha aveva scelta? In realtà la possibilità di condannare il Light di Netflix, c'è. Prendo a modello l'Iliade. Nell'Iliade non ci sono colpevoli. Il fato, chiamato Ananke, la rete, era persino più potente del volere degli Dei. Tutto era già destinato. L'eroe omerico non è un uomo comune, è staccato dalle cose; usa le cose e le persone, e non conosce responsabilità; non si limita al necessario, ma infrange tutti i limiti; ritiene bello quello che gli piace e giusto ciò che gli fa comodo. Però l'eroe omerico subisce la colpa quando compie azioni senza accorgersene. L'inconsapevolezza è la grande colpa che condanna gli eroi omerici. Se nel film Netflix, Light venisse condannato perché ha ucciso senza essere consapevole dei suoi atti, avrebbe ancora senso vederlo. Ma dubito che gli sceneggiatori volessero darci una chiave di lettura simile, per due ragioni: 1) Con l'avvento di Platone, saccheggiato poi dal cristianesimo che l'ha fatto conoscere a tutti, l'occidente ha una visione della colpa moto diversa dalle storie omeriche. 2) Il Light di Netflix mi sembrava abbastanza consapevole di cosa stesse facendo.
  6. sigfried

    Death Note - Netflix

    Neanche io l'ho visto, solo i primi cinque minuti Se conosci l'anime o il manga, non c'è spoiler.
  7. sigfried

    Death Note - Netflix

    In principio erano @N ™ ed @L Lawliet. Li devo taggare per ovvi motivi. Avverto subito che ci possono essere degli spoiler. Non tantissimi, e nulla che chi conosce l'opera originale, non sappia già. Se non avete letto Delitto è Castigo, e non conoscete la storia, forse è meglio evitare di leggere. Inoltre, ammetto che il Death Note Netflix sia solo un pretesto per esplicare le mie idee su cosa debba essere un remake, e il senso dell'arte. Ovviamente non ho la pretesa di essere esaustivo, né di essere nel giusto. Per cui mi piacerebbe soprattutto confrontarmi con voi, e sentire il vostro parare. Dunque l'OT non è solo accettato, ma anche caldamente consigliato, se non obbligatorio. Taggo un po' di persone, che storicamente la pensano diversamente da me. Ma mi piacerebbe sentire il parere di tutti. @Mefy @kado' @Knaves @Lemon @absolute ... e non mi fa taggare più nessuno, amen. Sono sempre stato dell’idea che remake e trasposizioni non debbano essere identici all’originale, perché la fruizione non aggiungerebbe niente sia alla storia che al divertimento dello spettatore, ma non deve mai, mai in nessun caso, tradire il senso dell’opera rifatta o adattata. In altri termini, la trama può differire, i personaggi fare scelte diverse (esplorando le possibilità insite nella storia) ma la psicologia dei personaggi e il pensiero/morale/ideali dell’autore devono coincidere. Fatta questa premessa, passiamo a Death Note di Netflix. E dico subito che mi sono bastati cinque minuti per definirlo una sc’chifezza, alla napoletana, che non merita visione. E questo non per gli innumerevoli cliché e stereotipi che danno quella fastidiosa sensazione di déjà-vu e sciatteria; o per la regia a metà tra videoclip e film dell’orrore di serie B; e neanche per la sceneggiatura di cui bastano pochi dialoghi per far capire che gli autori ci hanno messo sette secondi per scriverla; o per la musica digestiva più che diegetica. No. Il motivo per cui ho smesso subito di guardarlo, è perché il Death Note non viene lanciato a caso sulla Terra da un annoiato Ryuk, ma vien fatto cadere proprio ai piedi di Light, e subito dopo, lo stesso Ryuk appare a Light (in una scena che definirla ridicola è farle un complimento) e lo obbliga a usare il quaderno, suggerendogli anche come uccidere. Dunque, sin dall’inizio vediamo che Light è stato scelto da un fato ineluttabile, a cui non può opporsi. Questo lo assolve da qualsiasi colpa. E senza colpa non c’è giudizio né – soprattutto – condanna. Light fa l’unica cosa che gli è concessa. E quindi viene a mancare il libero arbitrio. L’opposizione. La ribellione. La volontà. Senza la possibilità di scelta, il giudizio diventa una preposizione senza senso. E senza giudizio, lo spettatore non può identificarsi, né fare il tifo a favore o contro: in altre parole, non può appassionarsi. Tutto ciò tradisce il senso dell’opera originaria. Infatti, sia nel manga e che nell’anime, Light viene subito presentato come un ragazzo sveglio ma annoiato, intristito dallo squallore del mondo, dalle sue brutture, un mondo che definisce schifoso; trova il Death Note per caso; e a quel punto si chiede se ha il diritto di uccidere dei parassiti. Non è, quello di Light, un pensiero nuovo e originale. C’è stato Raskol'nikov, in Delitto e Castigo di Dostoevskij. Raskol'nikov si chiede se un uomo di un’intelligenza superiore ha il diritto di uccidere chi considerava inferiore. Light fa la stessa cosa. Ciò che differenza i due è il fine. Raskol'nikov uccide per un interesse personale. Light lo fa per creare un mondo migliore. Non solo; ci sono altre differenze. Raskol'nikov mentre fa calare l’ascia sulla vecchia usuraia, si rende conto di oltrepassare un confine da cui non si può tornare, perché riconosce la sacralità della vita. Light non riconosce questa sacralità, e davanti all’ammonimento di Ryuk, che l’avverte che a chiunque usi il Death Note sarà riservato un destino crudele, ne rimane impassibile. Anche l'epilogo di Raskol'nikov e Light è diverso. Raskol'nikov intraprende un’isterica odissea fatta di rimorsi e allucinazioni, un viaggio nel degrado e nella colpa, fino a ricevere il castigo, che non è lo sconto della condanna, ma l’aver preso coscienza della colpa. Light ben presto perde di vista il suo nobile, se pur folle, ideale, e pur di non prendere coscienza della colpa, arriva ad uccidere innocenti o chiunque sia per lui un ostacolo. Tuttavia il paragone non è forzato. Se ho accostato uno dei più grandi romanzi di sempre a un manga, è perché, come detto, entrambi rispondono, o tentano, alla domanda che ognuno di noi si è fatto: l’uomo ha il diritto di uccidere? Partendo dalla stessa domanda, si hanno due risposte diverse, due protagonisti diversi, due storie completamente diverse. Nel film di Netflix viene a mancare tutto questo. Ogni sovrappiù di senso viene eliminato da una scelta di sceneggiatura che trasforma l’intera opera in un banale duello intellettivo tra Light ed L, infarcito di morti alla Final Destination. Non so se il film Netflix abbia una trama interessante e come si sviluppi successivamente. Neanche mi interessa. Per assurdo potrebbe avere una trama geniale, più divertente dell’originale. Ne dubito, ma anche in quest'ipotesi non resterebbe che una sterile trama. E già dai tempi di Omero, si sapeva che tutte le possibili trame erano state già sperimentate. Ciò che rende un film, una serie, o un romanzo, meritevole del tempo speso, sono le domande implicite che l’opera scaturisce, domande che non devono fornire risposte (l’arte non dà mai risposte) ma fornire nuove domande, per vedere la realtà illuminata da nuova luce e scoprire cose che prima ci sfuggivano. In sintesi: Netflix ha perso una grande occasione per sperimentare qualcosa di nuovo partendo da una "domanda vecchia", e voi non perdete tempo a guardarlo
  8. sigfried

    Raduno?

    Io propono (è un latinismo) di andare a Budapest, a Roccolandia.
  9. sigfried

    Raduno?

    Facciamolo a Monza, in concomitanza con il Gran Premio. Se vince Kimi, pago da bere a tutti.
  10. Ma che discorso è? Le prime stagioni son belle, per cui perdiamo tutto il resto? Lo so che non è con GoT che è iniziata "la moda" di fare i finali a cavolo. Breaking Bad è l'esempio più famoso. Ma anche Continnum, o Fringe, o lo stesso Lost, sono finite in modo veramente sciatto quando l'interesse del pubblico è finito, o i soldi scarseggiavano. E di sicuro ci sono altri esempi. Il pericolo non è che le serie facciano così. Lo fanno già. Il pericolo è che il pubblico l'accetta come una cosa normale, che normale non è. E le giustificazioni che state dando voi, dimostra che i miei timori sono quanto meno fondati.
  11. Come avrò detto millemila volte, ho visto solo le prime due, o forse tre puntate della stagione uno, e poi qualche episodio random. E anche se ricordo poco, non mi sovvengono difetti, e anzi, mi accompagna la sensazione di curiosità provata, e la voglia di sapere come si dipanasse la storia; se smisi di seguirlo era per l'eccessiva lunghezza, e il fatto che non avesse ancora una fine. Per cui non faccio fatica a credere che fossero di alto livello le prime stagioni. Ma trovo che sia un falso problema l'essere in pari con i libri. Sono sempre stato fermamente convinto che un adattamento non deve essere fedele all'opera cartacea (sennò mi leggo solo il libro, o il contrario) ma ne debba riprodurre l'essenza. Sono più propenso a credere che ci sia, come dici, stata un'ingerenza da parte dei produttori. La storia di film rovinati dai produttori è una storia lunga. Mai detto il contrario. Però, ecco, la scena che hai messo sotto spoiler, il tiro della lancia, è così ridicola, di un ridicolo che getta il ridicolo su tutto ciò che hai visto e vedrai, e non si riesce più ad essere seri. Veramente, dai. Son rimasto basito. Non ha senso. è fatta male. è ridicola. Diventa una presa in giro per lo spettatore. Neanche fa lo sforzo di tirarlo. Muove appena l'avambraccio. Sembra un cartone animato giapponese di robbotoni. Lancia rotante!!!! Con l'aiuto dell'inverno vincerò. Insomma ridicolo. Come fai a rivedere lo stesso personaggio senza scoppiare a ridere? Tra l'altro, per fare quel gesto, deve essere in possesso di una forza sovrumana. E probabilmente perderà in duello, un duello di spade, fisico, con qualche personaggio umano dalla forza normale. Rendendo il tutto credibile come se in un film, Tyson prima butta a terra con un pugno un dinosauro, e poi le prende da un bambino dell'asilo. Così come i costumi, saranno bellissimi, ma basta quel martello di gomma 2-3 anni, per cancellare l'animazione superba del drago. Perché nessuno, e non di certo io, pretende la perfezione in tutto, in tutti gli aspetti di un'opera, ma le cadute di stile, le ridicolaggini assurde (di cui bastavano pochi accorgimenti per evitarli) rovinano tutta la visione in maniera totale. E io non sono neanche snob. Molte cose le "accetto". Alla fine forse è questa la verità. Basta che se ne parli. Loro lo sanno. E quindi sapendo di godere del paracadute della popolarità, non temono rovinosi scivoloni.
  12. Faccio un discorso serio. Qui siete tutti ragazzi che hanno studiato e leggono anche libri importanti, con una buona se non anche ottima cultura personale, e con capacità di discernimento elevate. Eppure accettate cose di GoT, errori di sceneggiatura, trucchetti di regia e banalità sciocche e stupide, che su una serie nuova avreste deriso e vi avrebbe impedito di vedere un'altra puntata. E non solo qui. Anche altrove ho letto commenti condiscendenti per gli errori/orrori dell'ultima stagione, che si possono riassumere così "sì, stano facendo stupidate da principianti, però è bello uguale". E i commenti venivano anche da gente che per campare scrive storie o le critica. A questo punto mi chiedo: è un po' come per un amore finito da tempo, ma che è durato tanti anni, e non si riesce a staccarsi? Gli spettatori vedono GoT da così tanto tempo, che perdonano tutto pur di restare ancora un po' con loro, e vedere la fine? Oppure anche se si riconoscono gli errori, li si perdona per altri motivi? e quali? perché se ne parla così tanto, che se non segui sei come fatto fuori dallo "spirito del tempo"? o forse è perché abbiamo abbassato le nostre pretese? altri? La mia paura è che questo successo "nonostante" di GoT porti gli sceneggiatori a fregarsene proprio di fare un buon prodotto. Basta ascoltare il pubblico. Dargli quello che vuole. Che non è neanche sbagliato come principio: Shakespeare scriveva per soldi e quello che voleva la gente del suo tempo; Dickens anche, in base ai pareri dei lettori cambiava la trama puntata per puntata; Doyle fa risorgere Holmes perché gli aficionado volevano fargli lo scalpo; Ariosto scriveva per i sovrani; Virginio per Augusto; Manzoni con le mille risciacquature tra Arno e altre acque, col cazzo che voleva 25 lettori, 25 milioni ne voleva, e cambiava versione in base a quello che i lettori del suo tempo, chiedevano; e altri mille esempi. Ma al di là di rispondere al bisogno dei pubblico, i nomi da me citati rispondevano all'imperativo dell'arte, che vuole che si faccia un prodotto "bello", laddove per bello si intende una giusta rappresentazione dell'idea originale rispettando le regole proprie dell'arte in questione. Qui invece mi pare di vedere un prodotto senza alcuna dignità artistica (sì parliamo di una serie, quello che volete, ma anche la didascalia a una pubblicità ha, o dovrebbe avere, una dignità artistica) venduto perché consapevoli di poter fare quello che vogliono. E che una serie tanto famosa e ricca, sia per produzione che per pubblico, finisca così, rischia di diventare un precedente che poi fa da regola. Poi non so, magari sono io che la vedo "così nera".
  13. E pensare che il povero Jan per tirare il giavellotto a solo 98,48 metri doveva fare una cosa del genere.
  14. Nel pomeriggio ho visto per caso una scena con un uomo (uomo mo', non lo so, tecnicamente lo era) con un martello uguale identico a quello che aveva il mio nipotino per il banco meccanico quando aveva 3 anni. Dalla paura, mi sono venuti i capelli bianchi (è bugia, li ho ancora biondo scuro).
  15. sigfried

    Attentati

    Dopo i due attacchi in Spagna, e quello di poche ore fa in Finlandia, perché non apriamo un totoattentato? Quando attaccheranno in Italia? Agosto 2017? - è pagato 35 a 1 Settembre 2017? - è pagato 24 a 1 Natale 2017? - è pagato 13 a 1 Nel 2018? - è pagato 7 a 1 Il giorno preciso (escluso Natale 2017) è pagato 65 a 1 Il giorno preciso e la città precisa è pagato in anni di carcere. Per ovvi motivi. Scommessa minima, 10 euro.
  16. sigfried

    Mini Lupus

    http://telefilmegames.forumcommunity.net/?t=58312798 A fine giorno c'è il link che porta al giorno successivo. Invece nel post iniziale c'è il link al regolamento.
  17. sigfried

    Mini Lupus

    Ho letto solo la cosa degli indovinelli, e per esperienza personale ti dico che devi valutare bene. In una partita vecchia, che masterai, misi gli indovinelli. Ne feci di due tipi, facili e difficili. Te ne riporto due, per capirci. Facile: siamo soli. Difficile: se ci aggiungi una fila di cinque, in senso figurato ci puoi giocare a biliardo, specialità pool. Il primo è facilissimo, il secondo ammetto che è una bastardata. Non ti ho messo le soluzioni nel caso vuoi provare a trovarle. Le regole erano: - Ogni giocatore ha 3 tentativi per provare a risolvere un indovinello. - Ogni giocatore può provare la soluzione solo di un indovinello; una volta fatto un tentativo per un indovinello, non si può provare l'altro. - I lupi, poiché sono in squadra, e ragionano in gruppo, hanno 2 soli tentativi per squadra, e il premio è uno solo per squdra. - Quando un lupo rimane da solo, ha le stesse regole di ogni giocatore, ovvero 3 tentativi. Gli indovinelli facili davano come premio abilità minori, come doppio voto, poter difendere, poter sondare. Quelli difficili davano la possibilità di salvarsi dal rogo, o di uccidere di notte, o immunità dal morso, o doppio sbrano per i lupi. - Anche i morti possono provare a indovinare, e come premio hanno la possibilità di scrivere un messaggio in topic. Per vincere il premio, dovevano rispondere a 3 indovinelli facili, o 2 difficili. Tuttavia l'esperimento fallì per tre ragioni. 1) Alcuni risposero senza neanche tanto pensarci. 2) Altri pensarono troppo agli indovinelli senza concentrarsi sul gioco. 3) Oltre all'equilibrio della partita che cambia, chi è più portato (e c'è chi è portato e chi meno) ha un vantaggio enorme rispetto agli altri, e in pratica può anche vincere da solo. Non so come avevi intenzione di farlo. Le mie intenzioni erano quelle di renderli coinvolgenti per tutti, senza alterare il gioco. Così non fu. Poi se vuoi provarci, figurati, non sono di certo io a demoralizzarti.
  18. Visto che sei aggiornato sulla Borsa, quando arrivano a 36, avvisami. Che li compro pure io.
  19. Il primo articolo è interessante. Contesto la prima parte, dove al fine di rendere più forte la seconda, ci sono affermazioni, e penso a quando dice che tre giorni di tempo sono troppi per arrendersi, un pochino scorrette intellettualmente. La seconda parte invece fa un'analisi dei "possibili" fatti. Che sia poi andato così, o meno, non so. L'articolo mi sembra voler sposare la sua tesi, e probabilmente manca qualcosa. Penso ad esempio al tentativo da parte di alcuni generali di rapire (e forse sostituire) l'imperatore. Non ricordo bene come andarono i fatti. Ma successe qualcosa che l'articolo non menziona. Tuttavia le domande implicite poste nel finale dell'articolo sono valide. Indimostrabili, o almeno, l'articolo non mostra uno straccio di prova, tranne inferenze forzate. Però verosimiglianti. E per questo interessanti. Gli altri due articoli: il secondo non l'ho letto per mancanza di tempo, lo faccio dopo, con calma. Il terzo ha come premessa un'idiozia talmente grande che mi sono fermato dopo poche righe. Arrivato al "i lavoratori nigeriani all'estero guadagnano 1000 volte di più" ho capito che è un articolo politico, non economico-sociale. Attraverso un'analisi sballata e ridicola (posso anche argomentare, ma sono certo che le motivazioni sono sotto gli occhi di tutti) si tende di voler legittimare un piano strutturato per distruggere l'economia mondiale per far guadagnare poche persone selezionate. Chi finanzia questi articoli? Quel criminale di Soros?
  20. La descrizione mi pare precisa. Se c'è anche una leggenda che vuole sia stata cavalcata dai bestioni, allora il ritratto è completo.
  21. Ma Staller è quella che penso io? o c'è davvero un personaggio che si chiama così?
  22. Da un punto di vista prettamente tecnico, Eco sa come si scrive un romanzo come nessun altro. Non ha fatto altro nella vita, che studiare narratologia, in tutte le sue forme, dalla semiotica interpretativa, estetica, critica (il famoso Gruppo 63), ad altro. Dunque il minimo è che sia ben costruito e architettato. Poi come dici tu, un po' didascalico lo è. A volte si fa prendere la mano e la voglia di snocciolare tutto il suo sapere, che è vastissimo, e questo "rovina" i suoi libri. Personalmente, data la mia curiosità anche per campi di cui non me ne faccio un fico secco, riesco ad appassionarmi; ma riconosco che sia un difetto bello grosso per un'opera di narrativa, e allontana i lettori. Per questo dicevo che l'unico personaggio reale è il Belbo dei files. Lì ci sono pagine quasi poetiche. Quando lo finisci, poi, nel caso, se ne può parlare meglio in topic. Qui rischio di farti spoiler.
  23. Me ne avevano parlato benissimo, anche persone che reputo competenti in materia letteraria. Incuriosito ho letto la trama e qualche pagina al volo in libreria. Troppo poco per giudicare, però... boh. Mi pare un Siddharta moderno. Non certo nella trama (che a mio avviso in Shantaram è abbastanza improbabile sul limitare del ridicolo nonostante le pretese di verosimiglianza e autobiografia, mentre nel libro di Hesse la trama era metaforica) ma nel messaggio filosofico. Tra l'altro ricordo di aver letto alcune frasi sulla filosofia di Platone, e posso assicurare senza tema di smentita, che 'sto Roberts non ha mai letto Platone, e se l'ha letto, l'ha fatto come fosse Topolino e di conseguenza non capito affatto. Il pendolo di Foucault lo lessi a 17 anni, sulla scia de' Il nome della rosa. Mia madre mi chiese se fosse in inglese. Le chiesi perché. Mi rispose domandandomi a cosa mi servisse il vocabolario. L'ho riletto altre due volte, più grande. Non saprei come definirlo. Romanzo non di certo. Ha appena una cornice, una fabula abbozzata, non un solo personaggio realmente vero, a parte il Belbo che emerge dal diario; sembra più una superba enciclopedia (ironica) sulle Teorie del Complotto, che narrativa. Tuttavia, e per certi versi, ne sono molto affezionato, al libro. Anche se non saprei dire se mi piace o meno.
  24. In quel caso consiglierei il cambio del titolo. La Nave di Giasone, sarebbe più appropriato.
  25. Devo ammettere che siete veloci nella lettura.

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