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[VOTAZIONI] Author's Edition - APATIA


Quale pezzo ti arriva dritto al cuore?  

11 utenti hanno votato

  1. 1. Vota il tuo preferito... (max 1 scelta, motivazione in topic graditissima)

    • A. "Through others, we become ourselves."
      1
    • B. "Tutto ciò che io sento..."
      6
    • C. "La maggior parte degli uomini..."
      3
    • "Un noioso..."
      1

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  • Membro attivo

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1. Potete votare UN solo brano.

2. Commentate, se vi va!

 

 

 

 

A. 

Through others, we become ourselves. (Trad: "attraverso gli altri diventiamo noi stessi").

 

 

B.

"Tutto ciò che io sento, sono gli attacchi d’apprensione e terrore all’idea d’essere l’unico individuo assolutamente diverso dagli altri. Mi è quasi impossibile conversare col prossimo.

Di cosa dovrei parlare, in che modo dovrei dirlo? Lo ignoro.

Quantunque degli esseri umani avessi un terrore mortale, sembravo assolutamente incapace di rinunciare alla loro compagnia.

Che disagio si prova ad essere amati.

I deboli paventano la felicità nuda. Possono farsi male nella bambagia. A volte perfino la felicità li ferisce.

Che mai intendeva per “società”, mi domandavo? Il plurale di essere umano? In che s’identificava la sostanza di questa così detta “società”? Avevo passato tutta la vita a ripetermi che la società doveva essere sicuramente qualcosa di poderoso, aspro e severo, ma a sentir parlare Horiki, mi sentivo venire sulla punta della lingua queste parole: “Alludi forse a te stesso?”

Cos’è mai la società, in fin dei conti, se non un individuo?

Gli esseri umani non soggiacciono mai agli esseri umani.

È una colpa, mi chiedo, la fiducia nel prossimo?

A questo mondo ci sono infelici di ogni specie. Immagino non sarebbe esagerato dire che il mondo è composto per intero da infelici. Ma costoro possono vendicare la propria disperazione dando battaglia a viso aperto alla società, e questa, dal canto suo, compatisce e comprende facilmente simili battaglie.

Ora non sono felice, ma non sono nemmeno infelice.

Tutto passa.

Questa è la sola e l’unica cosa che a parer mio s’avvicini alla verità, nella società degli esseri umani, dove ho dimorato sin oggi come in un inferno rovente.

Tutto passa."

 

 

C.

La maggior parte degli uomini sono come una foglia cadente, che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come gli astri, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.

 

D.

“Un noioso è un uomo che ti priva della solitudine senza fornirti compagnia”.

Modificato da ~ Josephine
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Scelgo il testo B, ho empatia per le confessioni di un apatico (lel) 

La citazione A è essenziale, molto bella e soprattutto richiama un'idea presente anche in B

C e D non le ho sentite molto mie, nella D si parla di noia che secondo me è un po' diversa rispetto all'apatia

 

Un bel Contest originale, brava Josie:heart:

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Ospite Knaves

Apprezzo Dazai-san ma attenzione, queste parole sono quelle di un suo personaggio, non dell'autore, e sono marcatamente in contrasto con il suo reale pensiero. Vi trovo degli spunti di grande interesse, ma al giorno d'oggi non scuotono particolarmente il pensiero.

 

Il "Siddharta" non è facile da capire. Così come molte cose dello stesso Hesse. In quella frase parla di anti-apatia credo. Ma non saprei.

 

L'ultima non so chi sia. Ne condivido il contenuto ma credo che si distanzi dal concetto esatto di apatia.

 

Lo zio Lev invece è uno dei miei principali riferimenti culturali. Anche questa frase credo parli poco di apatia, ma ne ho sempre fatto un motto e la apprezzo tanto.

 

Direi quindi B come attinenza al tema e A come citazione che più apprezzo.

Essendo un contest, voto B.

 

Trovo questo formato molto piacevole, mi sembra una bellissima idea.

 

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7 ore fa, Knaves ha scritto:

P.S. Perché Vygotskij in inglese come originale? Ora mi viene il dubbio che lui citasse un inglese e che la frase abbia altra paternità...

Non ho trovato la traduzione originale, ho optato per l'inglese perché era quella che più si trova googlando, poi non ho approfondito la ricerca per trovare la traduzione originale quindi niente, ho pubblicato così ahaha

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  • Membro attivo

Grazie, sono contenta di sapere che il format stia piacendo a persone con interessi e pareri diversi (:

Sicuramente è sempre bello leggere più opinioni, e quindi, non appena avrò più tempo, mi spremerò le meningi per continuare su questa linea anche su altri fronti :D

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  • Membro attivo

Allooora, signori e signore, chiuderei, visto che è passata una settimana.

 

Non ci sono anonimi, quindi proclamo vincitore Absolute che ha proposto la B.

 

Bucche

Through others, we become ourselves. (tradotto: "attraverso gli altri diventiamo noi stessi").

Lev S. Vygotskij - The history of the development of higher mental functions - A

 

La maggior parte degli uomini sono come una foglia cadente, che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi. sono come gli astri, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.

Hermann Hesse - Siddartha - C

 

 

Absolute -B 

"Tutto ciò che io sento, sono gli attacchi d’apprensione e terrore all’idea d’essere l’unico individuo assolutamente diverso dagli altri. Mi è quasi impossibile conversare col prossimo.

Di cosa dovrei parlare, in che modo dovrei dirlo? Lo ignoro.

Quantunque degli esseri umani avessi un terrore mortale, sembravo assolutamente incapace di rinunciare alla loro compagnia.

Che disagio si prova ad essere amati.

I deboli paventano la felicità nuda. Possono farsi male nella bambagia. A volte perfino la felicità li ferisce.

Che mai intendeva per “società”, mi domandavo? Il plurale di essere umano? In che s’identificava la sostanza di questa così detta “società”? Avevo passato tutta la vita a ripetermi che la società doveva essere sicuramente qualcosa di poderoso, aspro e severo, ma a sentir parlare Horiki, mi sentivo venire sulla punta della lingua queste parole: “Alludi forse a te stesso?”

Cos’è mai la società, in fin dei conti, se non un individuo?

Gli esseri umani non soggiacciono mai agli esseri umani.

È una colpa, mi chiedo, la fiducia nel prossimo?

A questo mondo ci sono infelici di ogni specie. Immagino non sarebbe esagerato dire che il mondo è composto per intero da infelici. Ma costoro possono vendicare la propria disperazione dando battaglia a viso aperto alla società, e questa, dal canto suo, compatisce e comprende facilmente simili battaglie.

Ora non sono felice, ma non sono nemmeno infelice.

Tutto passa.

Questa è la sola e l’unica cosa che a parer mio s’avvicini alla verità, nella società degli esseri umani, dove ho dimorato sin oggi come in un inferno rovente.

Tutto passa."

 

[tratto da "Lo Squalificato" di Osamu Dazai]

 

Nerea - D

Gian Vincenzo Gravina

“Un noioso è un uomo che ti priva della solitudine senza fornirti compagnia”.

 

 

------------------

 

Spero che questo format vi sia piaciuto :)

Alla prossima!
 

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Concordo sul tema difficile. Quando ho sentito apatia ho pensato che avevo letto migliaia di testi inerenti, ma pensandoci sopra non me ne è venuto in mente nessuno. Alla fine ho optato per quello perché è stato il primo che mi è venuto in mente ma mi stonava. Poi ho visto che è stato un problema comune per tutti.

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Io ho totalmente dimenticato, avevo pensato di mandare questo:

 

Oggi, mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall’ospizio: “Madre deceduta. Funerale domani. Condoglianze.” Ciò non vuol dire niente. E’ stato forse ieri.
L’ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò il pullman alle due e arriverò nel pomeriggio. Così, potrò fare la veglia e rientrerò domani sera. Ho chiesto due giorni di permesso al mio capo e non poteva rifiutarmeli con una simile scusa. Ma non aveva l’aria contenta. Gli ho anche detto: “Non è colpa mia.” Non ha risposto. Ho pensato allora che non avrei dovuto dirgli questo. Insomma, non avevo nulla di cui scusarmi. Toccava piuttosto a lui farmi le condoglianze. Ma lo farà certamente dopodomani, quando mi vedrà col lutto. Per il momento, è come se mamma non fosse ancora morta. Dopo la sepoltura, invece, sarà una cosa sistemata e tutto rivestirà un aspetto più ufficiale.
Ho preso il pullman alle due. Faceva molto caldo. Ho mangiato al ristorante da Celeste, come al solito. Avevano tutti molta pena per me e Celeste m’ha detto: “Abbiamo una madre sola.” Quando sono uscito, mi hanno accompagnato alla porta. Ero un po’ stranito perché dovevo salire da Emanuele per chiedergli in prestito una cravatta nera e una fascia. Ha perduto lo zio qualche mese fa.

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22 minutes ago, Knaves said:

Io ho totalmente dimenticato, avevo pensato di mandare questo:

 

Oggi, mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall’ospizio: “Madre deceduta. Funerale domani. Condoglianze.” Ciò non vuol dire niente. E’ stato forse ieri.
L’ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò il pullman alle due e arriverò nel pomeriggio. Così, potrò fare la veglia e rientrerò domani sera. Ho chiesto due giorni di permesso al mio capo e non poteva rifiutarmeli con una simile scusa. Ma non aveva l’aria contenta. Gli ho anche detto: “Non è colpa mia.” Non ha risposto. Ho pensato allora che non avrei dovuto dirgli questo. Insomma, non avevo nulla di cui scusarmi. Toccava piuttosto a lui farmi le condoglianze. Ma lo farà certamente dopodomani, quando mi vedrà col lutto. Per il momento, è come se mamma non fosse ancora morta. Dopo la sepoltura, invece, sarà una cosa sistemata e tutto rivestirà un aspetto più ufficiale.
Ho preso il pullman alle due. Faceva molto caldo. Ho mangiato al ristorante da Celeste, come al solito. Avevano tutti molta pena per me e Celeste m’ha detto: “Abbiamo una madre sola.” Quando sono uscito, mi hanno accompagnato alla porta. Ero un po’ stranito perché dovevo salire da Emanuele per chiedergli in prestito una cravatta nera e una fascia. Ha perduto lo zio qualche mese fa.

Camus :) ci stava abbastanza

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13 ore fa, Knaves ha scritto:

Ero un po’ stranito perché dovevo salire da Emanuele per chiedergli in prestito una cravatta nera e una fascia. Ha perduto lo zio qualche mese fa

 

Non ricordo bene se è anche la scelta di Camus, ma è una chiusura di grande impatto, ben coerente col tema. Il lutto vissuto con distacco, come la cravatta, che da personale diventa accessorio intercambiabile

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13 minuti fa, kado' ha scritto:

 

Non ricordo bene se è anche la scelta di Camus, ma è una chiusura di grande impatto, ben coerente col tema. Il lutto vissuto con distacco, come la cravatta, che da personale diventa accessorio intercambiabile

 

Sì esattamente. È l'apatia portata all'estremo. Si vive ma niente fa davvero la differenza, nulla cambia le cose. Stare male per sua madre non cambierebbe il fatto che sia morta.

Secondo me è un romanzo che descrive bene cosa sentono molti al giorno d'oggi. Proponendolo a lezione ci sono degli studenti che poi me ne hanno parlato per tanto tempo, anche in termini di ansia, ma fa parte del quadro pre-apatico secondo me.

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