Diario di M.
26 febbraio 1897, Dracovia
Prima di scrivere queste parole, ho riletto il resoconto di ieri. Il turbamento alla vista di una giovane donna arsa viva nella piazza di Dracovia non si è affatto ridotto, al contrario è sempre più martellante nel mio cuore.
Ma procedo con ordine: questa mattina, per intercessione del parroco, ho avuto modo di conoscere l'anziana matriarca di Dracovia. In una casupola incastonata in una viuzza che costeggia la chiesa, circondata da icone sacre ed erbe medicamentose appese al soffitto a macerare, la vecchina riposava su una seggiola in legno, accudita da una delle sue tante nipoti; non l'agente dell'Ordine che ho incontrato lungo la via per Lupovo, ma una sempliciotta del luogo, invero molto premurosa nei confronti dell'ava. D'altronde, la mancanza della vista la costringe a trascorrere una vita in completa dipendenza dagli altri; ironia vuole che gli altri siano molto dipendenti da lei: nel tempo che ho trascorso nella sua abitazione, infatti, c'è stato un costante andirivieni di popolani, che timorosi e riverenti cercano consigli preziosi da parte della donna.
Nei momenti in cui siamo rimasti soli, mi ha raccontato di cosa infesta Dracovia: più volte ho creduto di assistere ai deliri di un'anziana visionaria, ma la precisione e la coerenza con cui mi ha descritto gli eventi mi lasciano interdetto.
Ho trascorso il pomeriggio a riportare fedelmente per lettera le confidenze della donna: l'Ordine riceverà la mia missiva quanto prima e saprà per certo come agire. Qui mi limito a rivelare che tutto nasce da un unico individuo, misterioso e sfuggente al punto da assumere un'aura di soprannaturale attorno a sé.
Non ha un nome, non ha una storia alle sue spalle. E' apparso qualche mese fa a Dracovia: chi può ancora raccontare di averlo visto lo descrive come un uomo alto, dal portamento nobile, capelli corvini e pelle chiara. In molti, successivamente, lo hanno cercato ma pare volatilizzarsi nel nulla; viene avvistato solo di notte e solo per pochi istanti. Il timore della venerabile veggente, che anche il prete condivide, è che, una notte dopo l'altra, abbia creato una cerchia di accoliti, di fedelissimi che sono disposti ad ospitarlo, a coprirlo, ad offrirgli del cibo... E Dio solo sa di cosa si nutre!
Questo nemico quasi invisibile ha in qualche modo attratto altre bestie a Dracovia. La veggente li ritiene nemici fra loro, ma questo non la rassicura: nel conflitto tra forze del male tanto potenti sono gli innocenti a pagare dazio.
E il comportamento del Borgomastro va in questa direzione: anche stasera, un giovane dracoviano ha perso la vita - e l'anima - sulle fiamme della pira. Per quanto ancora proseguirà questa follia? Prego il Signore di posare la Sua mano su questa città, il più presto possibile.
Ancora 26 febbraio 1897, Dracovia
L'HO VISTO! IO L'HO VISTO!!!
E' notte fonda, la Luna troneggia nel cielo terso. Ed io non dormirò fino all'alba, forse mai più.
Gli eventi e le parole che mi hanno investito in questi giorni mi trattengono dal dormire serenamente e questa è stata una benedizione, per me. Non so, altrimenti, se fossi riuscito ad avvertire il leggero scricchiolio proveniente dalla finestra. E' stato un istante, un riflesso inconscio quello di girarmi verso di essa e scoprire un volto, affilato e maligno, osservarmi da fuori. Da fuori!!! La mia stanza è al terzo piano della locanda, arrampicarsi fin quassù sarebbe impresa da funambolo circense. Eppure lui era lì, mi guardava intensamente...
Ho estratto un pugnale da sotto il cuscino (dai fatti di Istanbul non dormo mai disarmato), più per rassicurare me stesso che per spaventarlo, ma ho ottenuto l'effetto sperato: è scomparso. Sì, ma dove?
Sono corso alla finestra e di lui nessuna traccia. Uno stormo di pipistrelli si allontanava in volo dal tetto della locanda, ma né in strada né sugli edifici circostanti c'era traccia dell'individuo del mistero.
Ho acceso una candela ed eccomi qui, a scrivere di quanto accaduto. Il mio cuore pulsa a mille, vorrei tanto essere dall'altra parte del mondo, in questo momento.
Durante la notte muore:
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