Diario di M.
24 febbraio 1897, Lupovo
E' stato un viaggio massacrante. Questa mattina, prima ancora che il sole albeggiasse sul mare, sono salito sul primo treno per Bucarest. Da lì, un altro treno verso nord, verso la Transilvania, questa terra oscura e diffidente, infine carrozze e carri da una stazione all'altra, fino a raggiungere Lupovo. E' ormai notte, ho mangiato un tozzo di pane e un po' di carne bollita e, dopo un po' di conforto da parte del camino della sala comune di questa locanda, ho raggiunto la quiete di una piccola stanza, segnata dal tempo e dall'incuria.
Nonostante la stanchezza delle membra, però, non riesco a prendere sonno: la mia mente, assopita dalla noia del viaggio interminabile da Costanza, si è risvegliata prepotentemente nel corso delle ultime ore. Due eventi hanno scosso il mio torpore: uno piuttosto piacevole, il secondo invece a dir poco allarmante.
Ho condiviso il tragitto in carrozza da Ravenshon, cittadina principale di questo distretto, a Lupovo in compagnia di un'agente dell'Ordine, una incantevole agente oserei dire: sapevo che avrei trovato alcuni alleati lungo il cammino, ma mi aspettavo attempati studiosi o rozzi uomini d'azione. Dopo il consueto scambio di parole d'ordine, la giovane ragazza mi ha spiegato di essere diretta alla mia stessa meta, nella quale una sua anziana parente è considerata una specie di matriarca nella comunità locale. Una donna saggia e cauta, purtroppo colpita da una profonda cecità, che dispensa consigli e indicazioni a tutti coloro che desiderano restare nel sentiero illuminato da Dio e che, pare, a sua volta fece parte dell'Ordine. La mia compagna di viaggio, che dalla venerabile anziana ha appreso numerose nozioni relative a ciò che si nasconde nella fitta boscaglia transilvana, è pronta ad essermi d'aiuto nella mia pericolosa missione, ma purtroppo fingerà di non conoscermi e proseguirà il suo percorso in solitaria. Mi auguro di poter rivedere ancora quegli occhi scuri fermi e risoluti, alla meta del mio viaggio: il borgo di Dracovia.
Dopo il mio pasto frugale, come ho scritto sopra, ho passato del tempo accanto al focolare comune. La mia comprensione rudimentale dell'idioma del posto mi ha permesso di captare alcune frasi pronunciate in maniera concitata dagli autoctoni riunitisi nella locanda; le espressioni cadaveriche sui loro visi sferzati dal vento, del resto, hanno spiegato più di quanto potessero le parole.
Uomini-lupo, morso, morte sono i tre vocaboli che più ritornavano nella conversazione. Sembra che in un villaggio vicino, a metà strada fra Lupovo e il mio obiettivo, la scorsa notte sia stato sferrato un sanguinoso attacco ai popolani indifesi. I testimoni sopravvissuti, ancora sotto shock, hanno parlato di uomini alti due metri e coperti di pelo, dalle fattezze ferine.: lupi a due zampe, li ha definiti Stoian, un contadino allampanato che porta con sé un vistoso taglio sul viso, procuratosi nella fuga.
Li ha visti fuggire, Stoian, nel bosco che si allunga fino a Dracovia: non una buona premessa per me, destinato a raggiungere domani quella località marchiata dal demonio. Che Dio mi assista e mi dia la forza per compiere la mia missione!
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