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Serenità (non leggere se a rischio depressione)


Ospite 65b9e...86f

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Ospite 65b9e...86f

Rispolvero questo topic perché se prendo in mano un diario lo faccio a pezzi, col computer devo trattenermi. Magari i vostri insulti/consigli mi aiutano a zittire il dolore.

Sono una persona inutile, egoista, pigra e antipatica. Dalla vita non ho soddisfazioni perché non so guadagnarmele. Sono anche pavido e svogliato, il che mi impedisce di ricercarle. Non posso dire che non esistano momenti felici, ne ho e tanti anche, ma sono sempre consapevole della loro futilità. Anni addietro ho contemplato a lungo la possibilità del suicidio, ma non mi sono mai avvicinato a realizzarlo per pigrizia e per evitare che la mia esistenza causasse un danno non necessario alle persone intorno a me. Superai questa fase grazie a un trucco di astrazione che mi permetteva di non pensare, vivere il momento senza considerare il complesso, nell'ultimo anno tuttavia questa mia capacità è in qualche modo venuta meno a causa di qualche evento che non saprei bene identificare. E' inoltre recentemente venuto meno un conoscente e la sua dipartita ha causato una quantità di dolore inimmaginabile, per questo non posso più considerare quella via di fuga. Non mi resta che tirare avanti finché finirà. Avete consigli su come farlo?

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Difficile a farsi, facile a dirsi. Stranamente la cosa più semplice sarebbe quello di godere di quello che si ha. 

Sembra una frase banale senza senso, ovvietà ecc. Impegnarsi ad essere contenti di quelli che abbiamo è difficile.

 

Parlare con qualcuno di cui ti fidi nella vita vera è possibile? Aiuta un po'. 

Fare qualcosa che ti piace, aiuta a pensarci un po' meno. 

Volere fortemente stare meglio aiuta un po' a stare meglio. Questa frase me l'hanno detta. Credici sempre e vedrai che poco alla volta andrà meglio. Stranamente aiuta più di quello che si pensa. 

 

 

Ti mando un abbraccio fortissimo :0iBn3vJ:  

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Hai messo un calderone di roba tutta assieme, è difficile dare una risposta che non sia inevitabilmente insufficiente...

 

Rispondo in maniera sparsa.

 

Ho il privilegio di conoscere troppe persone con conoscenti venuti meno. Fa un male cane ed è un dolore che ti porti appresso tutta la vita, non la puoi cambiare questa cosa. Quello che puoi fare è integrare questo dolore. Per quanto possa suonare assurdo è l'unica cosa fattibile, non tanto farsene una ragione, quanto proprio rendersi conto che c'è per un motivo e che fa parte di ciò che quella persona era per te.
Oltre il dolore, però, la morte di una persona cambia gli equilibri. E questa è una cosa di cui mi sto rendendo conto solo ultimamente. È come se fossimo tutti nodi di una tela, quando ne manca uno gli equilibri di forza fra i nodi cambiano, ti manca un punto di ancoraggio.
A questo c'è da aggiungere quello che chiamo l'effetto diapason: quando stai con altre persone che hanno subito quella perdita e risuonate dello stesso dolore. Personalmente è una cosa che trovo terrificante. Però c'è una differenza, seppur sottile, fra muoversi con cautela su un pavimento di cocci e restare immobile sulla soglia. La seconda fa più male. La prima è l'equivalente, per l'appunto, di camminare e ferirsi coi cocci a ogni movimento ma puoi abbracciare l'altro.
Eppoi ci sono tutti quelli che non hanno subito la perdita ma ti sono amici. Ti puoi ritrovare a vedere un range di sguardi che va dal terrore al dolore puro. Una cosa molto simile all'effetto diapason. Le meraviglie dell'empatia.
Ah, non dimenticarti di abbracciare. Abbraccia quante più persone care puoi abbracciare.

 

Il trucco di astrazione era uno scudo, una difesa. Ti rendi conto di questo e ti rendi conto che sei stato tu a crearla, ma non ti dai il credito di essere in grado di cambiare. Non dico cambiamenti epocali, lo stesso fluire uguale dei giorni cambia comunque le carte in tavola.
Se ora quello scudo non riesci più a tirarlo su è perchè o è insufficiente o è diventato soffocante.
Credo.

 

L'ultima cosa, poi la smetto. Ultimamente mi sono ritrovata a pensare di andare dallo psicologo, una persona competente e preparata può aiutarti con le domande giuste.
Gli amici (inclusi noi che commentiamo) tendono a dare risposte giuste, ma alle domande sbagliate.

 

E ti becchi un abbraccio virtuale pure da me.

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Immagino che da vecchio facendo sesso con una bellissima ragazza ventenne per tutta la notte e, venendo, andartene, non sia propriamente l'idea di suicidio a cui hai pensato, ma davvero, e sono serio, è questo l'unico modo in cui io mi suiciderei.

Del resto in francese - conosci il francese? - l'orgasmo è chiamato la petite morte.

E poi, perché se si muore, si muore e basta. Dopo non c'è niente, è finita. Game over. Ma game over per sempre.

Lo diceva Bugs Bunny citando Groucho Marx, che non ha senso non essere felici, perché dal gioco della vita non ne usciremo mai vivi, ma le parole non erano esattamente queste, il senso è fedelissimo alla battuta originale però.

è niente.

Parlare con le persone non serve a nulla, ti direbbero cose che già sai, che ti farebbero arrabbiare, perché quando si è giù non è la parte razionale di noi che non capisce, ma quella emotiva, e quella emotiva non può essere convinta con il ragionamento. Così come a nulla serve pensare al dolore che potremmo causare agli altri con le nostre azioni, perché è un freno che non dura per sempre, basta un attimo per pensare che in chi credevamo non valga il nostro affetto, o pensare che la nostra sofferenza sia più grande della paura di causare dolore.

Ricordo un brano del Diario segreto di Pavese. A un certo punto scriveva, e cito a memoria, "ci vuole viltà, non coraggio: donnette l'hanno fatto". Parlava del suicidio, cosa che poi fece. Era estremamente razionale, e poetico, in quel suo diario, eppure alla fine si ammazzò. Sapeva benissimo che rinunciava alla vita, che vigliaccamente scappava, ma lo fece. Perché l'emotività, il credere che qualunque cosa verrà dopo non spegnerà mai la sua sofferenza, era più forte.

Sapeva che la vita era una merda. Sapeva che la gente, a chiacchiere ti è vicina, ma nel momento vero ti vede come un peso, pensa che reciti, e ti allontana. A volte è vero che reciti, altre no, e quando succede tutti a dire "non ce l'aspettavamo". Ma son cazzate. I segni li vedono tutti, ma li rifiutiamo, perché siamo egoisti, di quell'egoismo inconscio e prettamente umano.

Ad ottobre al mio paese si suicidò un ragazzo di 24 anni, a cento metri da casa mia, potevo vedere il balcone. Hanno pianto per due giorni, e poi a bere birra nel Pub (a 30 metri da dove si è ucciso) senza che il ricordo gli sfiorasse.

Venti giorni fa una ragazza di 33 anni, un tempo molto bella, ora meno, del paese limitrofo al mio, che lavorava in un bar del mio paese, si è suicidata. Si drogava, pensava che non avrebbe avuto più una famiglia, e per avere l'altra dose gliela dava a delle merde di persone, spacciatori da quattro soldi, che il giorno del suo funerale stavano a bere birra e ridere felici.

Insomma, se si muore, gli altri ridono. A me la cosa darebbe un fastidio tremendo, roba da uscire dalla bara, e fare una cosa che per decenza non dico.

 

Come vedi non ho soluzioni e consigli da dare. Perché non valgono, non servono, e cambiano da persona a persona.

Io non mi ucciderei mai per non far ridere gli altri, e perché sono troppo curioso, voglio scoprire troppe cose, per smetterla. E anni fa, ci ho anche pensato al suicidio. Non realmente, ma come possibilità.

Rinunciavo alla ragazza più bella che avevo mai visto, che mi aveva insegnato ad amare e ad amarmi, a cancellare brutti ricordi, e a tante altre cose, e pensavo alla fine della mia vita, un esercizio di stile, potremmo dire, sintetizzavo il tutto con una metaforica, una piuma bianca che volteggiava nel buio senza mai toccare terra, o forse era già a terra, ma si sbatteva ancora. Se sono qui, ovviamente non mi sono ucciso, ma ho distrutto parte della mia vita per punirmi di qualcosa che non avevo fatto, e di cui non avevo colpa. Col senno di poi è stata una cazzata.

 

Però ecco, non servono a niente queste parole, non so neanche se sei serio o ci stai trollando, ma in ogni caso,il tema è serio, e ho risposto seriamente, sia pure a modo mio.

 

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Ospite Knaves
Un'ora fa, sigfried said:

 

Lo diceva Bugs Bunny citando Groucho Marx, che non ha senso non essere felici, perché dal gioco della vita non ne usciremo mai vivi, ma le parole non erano esattamente queste, il senso è fedelissimo alla battuta originale però.

è niente.

 

 

 

La teoria di Camus. La vita non ha senso. Non è una merda o altro, semplicemente è effimera. Detto ciò, per una strana combinazione di improbabilissimi eventi, siamo in vita. A questo punto si può essere tristi e vivere una vita senza senso. O cercare di essere felici, e vivere una vita senza senso.

Tra le due ipotesi, è più sensata la seconda, a detta di Camus.

Ora tutto sta a vedere cosa vuol dire essere felici. Perché se per pigrizia non si fa, non si persegue, vuol dire che nell'ignavia si trova una serenità superiore a quella che arriverebbe conseguendo qualcosa. Oppure non si vuole quel qualcosa per non esserne delusi. I discorsi sono molto complessi e divergono per ogni caso.

 

Quindi non ci sono consigli. Parlarne, del tutto, ti fa sicuramente bene Caro Anonimo. Ma sai tu in primis che nessuno potrà darti un consiglio valido, perché se viene dall'esterno può essere solo casualmente valido, come l'orologio che segna l'ora giusta due volte al dì.

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14 minuti fa, Guest 65b9e...86f said:

Grazie. Mi prendo gli abbracci.

Anonymous poster hash: 65b9e...86f

Chiunque tu sia, vedi di passare più tempo in mezzo a questi matti. Magari un po' di compagnia non guasta, forse non risolve, ma magari lascia correre i pensieri tristi per un po'. Non è una soluzione, ma se non ci pensi è già qualcosa =)

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  • 1 anno dopo...
  • 4 mesi dopo...

conosco gente che la pensa così.
Si piange addosso, si trova grassa e in risposta.. mangia (di nascosto);
non ha soldi e non ha neanche un cv.
Si lamenta di non uscire con nessuno, poi l'unica cosa che sa fare è torturarti pretendendo tu non esca coi tuoi amici (successo tra aprile e maggio);
si lamenta della gente arrabbiata poi sclera se suddetta gente non risponde ai buongiorno perchè E' IMPEGNATA (successo a marzo).
Si lamenta che ha problemi di caduta dei capelli e non entra manco in un'erboristeria.
Si lamenta di sentirsi sola, poi passa il tempo a lamentarsi con chiunque sfracassando le palle (questo l'ho fatto anche io. Mi sono imposta di smetterla).
Si lamenta di avere una vita vuota, poi continua a rimanere con amici che il massimo che sanno fare è organizzare cineforum per vedere film dove un fantasma si mette un lenzuolo in testa e fissa casa propria. Wow.
Si lamenta che non l'ami abbastanza, poi ti minaccia di continuo "scegli me o..." [chissa poi cos'ho scelto]
Fa sapere in giro di essere morto, tu smuovi mari e monti contattando con un'operazione di stalkeraggio da arresto quelli del suo vecchio gruppo.... E poi si lamenta e si incazza perchè hai chiesto in giro di lui (successo l'anno scorso. Una giornata a piangere sul lavoro appena ottenuto, per poi prendere insulti. )
Dice che si sta suicidando impasticcandosi chiuso nel bagno ("cosi avrei avuto un'altra persona sulla coscienza" cit), e poi si lamenta perchè hai chiamato a casa sua per dirlo ai genitori in modo che possano intervenire .... facendolo scoprire (era un bluff, non a caso anni dopo non ricordava minimamente il fatto. Io invece ricordo orari, luoghi, e persone che contattai per sapere il da farsi. ).

Quindi... fa quel e scasar mia al bali.

Quando facevo la vittima del creato, una mi disse "c'è sempre qualcosa per cui vivere. Anche solo un frutto, un odore, un profumo" .
Aveva fottutamente ragione.
io aggiungerei anche: le albe, certi libri, certi film, certa musica, certi eventi, certi paesaggi.

E in generale consiglio la lettura di "piccoli suicidi tra amici", di paasilinna, che a me ha cambiato del tutto la vita.

 

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9 ore ago, Sapia ha detto:

...è la frase di un film? 😮

 

E un film iraniano vincitore della Palma d'Oro nel '97, che @absolute ovviamente non ha gradito.

 

Per ridurre il grado di spoiler nel mondo (ammesso che qualcuno abbia il coraggio di guardare questo film, ne dubito), riporto qui sotto:

 

Spoiler

Il film è incentrato su un personaggio che vaga lungo le zone periferiche di Teheran e incontra vari personaggi, ai quali chiede aiuto per seppellire il proprio cadavere l'indomani, in quanto medita il suicidio.

L'ultimo dei personaggi che incontra è un funzionario di un museo, il quale gli racconta di aver avuto lo stesso proposito, anni prima, e che cambiò idea la mattina nella quale avrebbe voluto togliersi la vita proprio assaporando un frutto (il gelso, in realtà, non la ciliegia, ma lasciam perdere), tornando quindi ad apprezzare ciò che il mondo ha da offrire, a dispetto di ogni situazione negativa (così lo interpreto io).

 

E niente, me lo hai ricordato con quella tua frase! :)

 

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Ospite
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