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Lettura LIF - Gennaio/Febbraio 2022 - Una donna spezzata


Famu

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Titolo: Una donna spezzata

Autore: Simone De Beauvoir

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Spoiler

Monique ha sempre creduto nel suo matrimonio. Soprattutto, ha sempre creduto nel suo ruolo di moglie: muoversi sicura per casa, gestire la vita familiare, provvedere agli altri con la certezza di essere necessaria. Ma è bastata una frase di Maurice: "C'è una donna". E se Monique è tradita dal marito, la madre di Philippe lo è dal figlio, che al progressismo materno preferisce lo spirito pratico e conservatore della moglie. Murielle, invece, non ha né mariti né figli con cui scontrarsi: due matrimoni finiti male e il suicidio della figlia la condannano a una solitudine che la rende cruda e volgare, astiosa verso il mondo e verso un Dio che forse non c'è. Tre racconti, tre donne, tre crisi.

 

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  • 2 settimane dopo...

Finito oggi, abbastanza velocemente, mi è sembrato piuttosto scorrevole. Dopo aver letto con fatica I Mandarini partivo un po' prevenuto. Ci si aggiunga che non sono un amante delle raccolte di racconti. Eppure il libro mi è piaciuto. Anche se racconti diversi, il filo conduttore è chiaro e ho apprezzato il punto di vista, lo stile e le tematiche che solleva. Proseguo in spoiler per commentare più approfonditamente, ovviamente parlerò di tutti e tre i racconti confrontandoli quindi spoiler unico da leggere solo dopo aver concluso l'intero libro.

 

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Anche se banale è opportuno dire che si tratta di tre racconti su tre donne, ciascuna di fronte ad un problema, il tradimento del marito, il conflitto ideologico col figlio e la perdita dei figli per suicidio e affidamento. Ed anche se i vari personaggi vengono presentati (forse giusto in Monologo, sono solo accennati) è chiaro che tutto ruota attorno alla protagonista di turno. Di sicuro un punto di vista personale e psicologicamente differente tra i tre racconti, nel primo ancora legato ad una società contro cui la De Beauvoir cerca di lottare. Sembra quasi assecondare Monique nel quasi voler trovare un difetto in sé stessa per giustificare il tradimento del marito e fa quasi sembrare normale la decisione di lui di voler continuare la relazione che ha intenzionalmente fatto palesare proprio per avere più libertà. Una descrizione quasi chirurgica dell'evoluzione psicologica di Monique che alla fine cederà alla depressione. In tutto ciò l'autrice sembra quasi distaccarsi dalla vicenda, lascia al lettore realizzare l'assurdità della cosa. Almeno, nel 2022, forse all'epoca il tutto sembrava molto meno assurdo, di sicuro un racconto che solleva molte riflessioni anche contestualizzandolo a quegli anni.

Il secondo racconto cambia registro, qui è vero che c'è sempre un conflitto, col figlio, ma l'atmosfera è meno disperata rispetto al primo racconto, tanto che sul finale sembra quasi voler suggerire un probabile lieto fine (con la riconciliazione e l'accettazione della propria età, della discrezione, appunto). Qui c'è una presa di coscienza anche delle vecchie generazioni rispetto alle nuove, di sicuro leggerlo a cinquant'anni di distanza lascia lo stesso sapore amaro seppur in un periodo storico molto diverso sociopoliticamente parlando. Qui la dimensione femminile forse pesa di meno, rispetto al primo racconto, se non nella dimensione di donna in quanto madre che qui si vede tradita ideologicamente più che emotivamente (anche se il primo aspetto implica il secondo). Molto interessante il parallelismo col primo racconto, pur essendo due tematiche molto diverse anche solo vederle accostate in questa raccolta spinge ad interpretarle in maniera connessa, ottimo spunto di riflessione.

Infine il terzo e breve Monologo. Di sicuro colpisce lo stile, del tutto provo di virgole (solo punti e punti e virgola, oltre a virgolettati). Incide un ritmo davvero incalzante che mi ha subito ricordato (forse anche per via del linguaggio molto più diretto e a volte triviale) Lamento di Portnoy di Roth. Una interessantissima indagine nella psiche attraverso l'esternazione della rabbia e della frustrazione, un punto di vista sicuramente originale, specie all'epoca, per un'interpretazione forse già vista ma che raramente era stata impersonata da una donna (come ad esempio proprio Portnoy). Un monologo-flusso di coscienza estremo che quindi mette in primo piano la protagonista che quasi annulla ogni altro elemento, persino i figli, la loro assenza, vengono esaltate solo in relazione all'effetto che producono in lei. Un terzo racconto ancor più diverso dai primi due ma che a sua volta descrive una realtà femminile di crisi che raramente viene descritta in letteratura, d'altronde non c'era da aspettarsi di meno da un nome come quello di Simone de Beauvoir.

 

 

In conclusione, una lettura che ho apprezzato, che difficilmente avrei letto e che mi fa piacere sia stato proposto per il gruppo di lettura. Chissà se il misterioso autore del regalo si rivelerà e commenterà il libro insieme a noi.

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Ho letto la prima delle tre storie e l'ho apprezzata molto. 

Tra l'altro è curioso che abbia letto questo libro proprio mentre sto recuperando Mad Men, che ha dei temi simili per quanto riguarda la situazione delle donne in una società maschilista. 

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Quello che mi è piaciuto tantissimo è il fatto che, nonostante il punto di vista sia stato quello di Monique e lei abbia raccontato la sua verità, ci siano stati dei passaggi che hanno fatto comprendere che ogni storia ha due lati. Il tradimento è certamente condannabile, ma è stato interessante trovare dei dettagli che ci facevano capire che il marito di Monique si sentiva trascurato, che ha cercato l'amore altrove perché, probabilmente, non si sentiva particolarmente appoggiato dalla donna. Questo chiaramente non lo giustifica, ma possiamo comprenderlo di più. Allo stesso modo conosciamo l'amante dagli occhi di Monique, che la giudica in malo modo, ma attraverso piccoli dettagli ci accorgiamo anche che ha delle qualità, come il desiderio di autoaffermazione, e delle debolezze, come quando, dopo un litigio, pare che minacci di uccidersi. 

In tutto questo, però, l'empatia verso la protagonista non viene mai meno, anzi, le sue mancanze la rendono un personaggio più tridimensionale, e nelle ultime pagine, col suo crollo emotivo, non possiamo fare a meno di sentirci particolarmente vicini a lei, che viene quasi colpevolizzata da una società maschilista per cui deve accettare passivamente il dolore, la stessa società maschilista per cui Monique se la prende più non col marito che la tradisce, ma con la sua amante. 

Insomma, una storia interessante, ora sono curiosa delle altre due e spero che mi piacciano allo stesso modo. 

Modificato da Famu
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Letto anche il secondo racconto. Mi è piaciuto perché mi ha fatto riflettere, ma in questo caso non mi sono sentita vicina alla protagonista come col primo. Il personaggio di Monique è uno di quelli che ti entra sotto la pelle, che ti trasporta nella storia e che ti fa stare inevitabilmente dalla sua parte (almeno per me è andata così) mentre stavolta non ho apprezzato il comportamento della scrittrice nei confronti del figlio. Va bene che non approvi le sue scelte politiche, ma non va bene che pensi quasi che sia una sua proprietà. Philippe è un uomo adulto, e ogni genitore dovrebbe comprendere, a un certo punto, di dover lasciare andare i propri figli, di far prendere loro delle decisioni, giuste o sbagliate che siano. Il figlio non può essere solo una proiezione dei genitori, ma un individuo a sé stante, con una propria personalità. 

 

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Il 11/2/2022 at 16:09, Famu ha scritto:
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Letto anche il secondo racconto. Mi è piaciuto perché mi ha fatto riflettere, ma in questo caso non mi sono sentita vicina alla protagonista come col primo. Il personaggio di Monique è uno di quelli che ti entra sotto la pelle, che ti trasporta nella storia e che ti fa stare inevitabilmente dalla sua parte (almeno per me è andata così) mentre stavolta non ho apprezzato il comportamento della scrittrice nei confronti del figlio. Va bene che non approvi le sue scelte politiche, ma non va bene che pensi quasi che sia una sua proprietà. Philippe è un uomo adulto, e ogni genitore dovrebbe comprendere, a un certo punto, di dover lasciare andare i propri figli, di far prendere loro delle decisioni, giuste o sbagliate che siano. Il figlio non può essere solo una proiezione dei genitori, ma un individuo a sé stante, con una propria personalità. 

 

 

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Penso, infatti, che il punto focale del racconto fosse la reazione della madre in relazione al figlio. Vedeva nel comportamento del figlio un proprio fallimento, che puniva col chiudere i rapporti, quando non si rendeva conto che in realtà era una scelta lecita del figlio. E che in realtà forse proprio la sua figura genitoriale così opprimente ha determinato questo desiderio di scostarsi e "ammodernamento" politico del figlio, meno concentrato sugli ideali e più sulle opportunità. Bisogna ricordarsi che è tutto raccontato sotto il punto di vista della madre e in realtà possiamo dedurre e simpatizzare col figlio solo tramite le interazioni col figlio e col marito. D'altronde l'autrice vuole solo descrivere la crisi della protagonista, non la giustifica, non la favorisce ma nemmeno la condanna, espone i fatti e segue il percorso cronologico in maniera quasi asettica offrendolo però dal punto di vista di una madre ormai alla fine del suo ruolo di educatrice. Tuttavia il finale lascia intendere che c'è stata una realizzazione di tutto ciò e che infatti il problema viene superato, d'altronde rispetto al primo è quasi un lieto fine.

 

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Il 12/2/2022 at 20:11, absolute ha scritto:

 

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Si, infatti è molto meno drammatico del primo il secondo racconto. 

Comunque una cosa che mi è piaciuta tantissima di entrambe le storie è il fatto che sebbene siano raccontate dal punto di vista di un solo personaggio e quindi raccontino la sua verità, viene lasciato un margine al lettore di farsi una propria idea su quanto alcune cose siano falsate proprio dal punto di vista di chi racconta. 

 

Detto questo, nei prossimi giorni leggo anche la terza storia! 

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Ho letto l'ultimo racconto e concordo col commento di Absolute. 

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È stato particolarmente difficile leggerlo per la crudezza sia del racconto in sé sia dello stile. La quasi totale assenza di punteggiatura ha davvero aggiunto qualcosa in più, ha reso ancora più evidente il dolore di chi, troppo danneggiata, ha difficoltà persino a elaborare pensieri coerenti, così come il linguaggio "sporco" mi ha fatto sentire la rabbia verso tutti coloro che Murielle reputa responsabili della sua infelicità, dalla madre fino ad arrivare a Dio. 

Probabilmente il mio preferito dei tre: schietto, crudo e terribilmente reale. 

Grazie al mio Secret Santa (chiunque egli sia) per questo graditissimo regalo. 

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  • 4 settimane dopo...

A volte il silenzio vale più di mille parole, ma visto che il mio silenzio non vale così tanto sono qui a parlare

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Purtroppo o per fortuna molte delle mie serate sono impegnate e mi sono "ridotto" a leggere il libro in qualche pausa pranzo tra la pastasciutta ed i creckers.

Devo dire che nonostante questo ho finito il primo racconto.

Ho iniziato il secondo, ma il cambio di stile mi ha ammazzato e non sono riuscito ad andare oltre la seconda/terza pagina.

Pormetto che mi turerò il naso e proverò ad andare avanti, tipica promessa da marinaio) anche se il tempo stringe sempre di più

Cmq in ogni caso per qanto concerne il primo racconto, boh, io non sono in grado di analizzare nulla,

ma mi è piaciuto il racconto tipo diario, pochi personaggi con nomi facili da imparare, quindi per il tipo di modo di lettura che ho è ok.

La storia  cmq triste e la tipa è troppo succube del marito, io mi aspettvo una reazione che alla fine non arriva mai perchè è sempre in balia degli aventi e dipendenti dai

commenti altrui e non riesce mai a prendere per mano la propria vita.

Il finale in ogni caso ammetto di non averlo capito, ma spero che la tipa si riprenda.

Il secondo /terzo racconto ve lo racconterò quando sarete riusciti a digerire per bene la mia analisi tecnica,

 

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