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K.limitededition

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  1. Il problema è che, per leggi di natura, quando poi si chiude pure il portone, a quel punto, si solleva un coperchio.
  2. Ti avrei visto bene nel gruppo giallastro, ma era quasi 20 anni fa, ormai.
  3. È una trilogia sperimentale in quattro parti. L'esperimento consisteva nel verificare se gli attori avrebbero accettato di girarla tutta. Pattinson ha provato a chiamarsi fuori ma poi, in un colloquio col suo avvocato, il legale è stato visto fare il segno di uno zero enorme giungendo pollici e indici, gli esperti hanno riferito che gli stesse dicendo "dai, gira almeno New Moon", facendo il gesto della Luna. Btw, non ha mollato. La tizia invece ad un certo punto si è confusa e invece di andare sul suo set si recava su un altro, sempre di vampiri e sono partite tante di quelle gelosie che hanno dovuto far ibernare Èlena. Ma questa è un'altra storia. Riguardo agli altri, tipo quelli che recitavano la parte di lupi, si sono trovati benone. Dopotutto il cane discende dal lupo.
  4. Potrebbe effettivamente. Davanti a una zuffa nel fango tra uomini e demoni, dove non si distinguono bene gli uni dagli altri. Nel caso: Orwell, stacce.
  5. Tra pene e pensieri constato, con una mano gelida intorno al cuore, l'evaporare del disprezzo aspro e appiccicoso che provo per la mia specie. Lo svanire dell'ultimo legame.
  6. Eh lo so, Shiro. Qua se non esce una Mila chi ti schioda?
  7. È il primo lupus che vedo dove qualcuno mente o bluffa nei retroscena. Il turpiloquio grave, a mio parere, deve portare alla sospensione automatica del player. È così praticamente in ogni sport, competizione, gioco, salvo accordi diversi. E questo proprio perché ci si trova in un contesto adulto. Riguardo alle scuse. Ci sono scuse e scuse. E cose non scusabili. Mi viene in mente uno dei migliori che erano qui, che è andato via, e mi domando se abbia mai ricevuto scuse. Ma tutto ciò conta davvero poco, ad oggi.
  8. Shogun è una serie ben strutturata e sicuramente piacevole. Una produzione di alto livello e sì, il tema dello shock culturale è fino ad ora la parte più interessante. Per il resto è una vicenda costruita su una pila di topoi onesti ma da mestieranti della sceneggiatura.
  9. Sono d'accordo. Io credo che su un certo stile ci marcino ormai un po'. Oppure che sia quello, canonico, ma il tempo e i gusti sono cambiati. Le metafore alla giapponese non mi prendono più particolarmente bene. State guardando anche Shogun, vero? Che ne dite? E senza spammare una discussione nuova in serie tv: Ripley. Eccezionale. Non l'ho ancora finito ma finisse pure con un monologo di un comico di Lol, il giudizio è comunque quello. Bellezza dell'immagine. Regia d'altri tempi. Luci e ombre in ogni senso. Intertesto. Profondità. L'ho iniziato senza aver sentito nulla e temevo una fetecchia tremenda. Invece supera i due adattamenti (Delitto in pieno Sole, il primo, 1960) e non faccio paragoni col testo, perché sarebbe assurdo comparare ceci con fagioli.
  10. Insomma avete visto Suzume. Il monte sta sempre lì per un accordo con le mele. E la tristezza per far vendere fazzoletti di carta.
  11. Sì questo è innegabile, affrontare dati argomenti quando ci si sta ancora plasmando può indirizzare lo sviluppo verso una consapevolezza più completa. Ma come hai detto resta molto complicato, perché il punto da non perdere di vista è che l'interpretazione deve essere autonoma, non deve essere un "ora ti mostro cosa è giusto". Perché in un mondo ideale ognuno dovrebbe arrivare tramite induzione personale ed indiretta a maturare il proprio concetto di "bene". O di "male". Comunque è una discussione molto interessante così come anche tutte le considerazioni di @Glutammato Vi ringrazio.
  12. Ovviamente dipende dalla tipologia di università. È chiaro che in un corso di Laurea in Fisica non puoi integrare la materia di studio con spunti di natura umanistica. Ma nulla di vieta di promuovere in modo facoltativo e parallelo iniziative quali cineforum, dibattiti, comitati di lettura narrativa. Raramente, ma l'ho visto succedere. In ambito umanistico il discorso è diametralmente opposto, stai lì per studiare proprio quello. E si spera che sia fatto bene, non è stato sempre così. Oggi nei dipartimenti umanistici c'è la cattedra di Storia del Cinema, pare scontato ma non è stata istituita finché il Prof. Verdone (il padre dell'attore, grande uomo che ho avuto la fortuna di conoscere) ci si è messo con tanta buona volontà. Per fare un esempio. Quindi la proiezione di film è sistematicamente prevista, con tanto di programma sulla guida dello studente. Il punto è che lì c'è, o dovrebbe esserci, consapevolezza. Invece in una mente in formazione, in uno spirito non ancora definito nella sua stessa identità, è molto delicato intervenire in modo irruento. Le reazioni possono essere molteplici. Va capito quando puoi proporre un certo contenuto e quando è prematuro. Come dicevo, siccome a scuola c'è molta etereogeneità perché tutti maturiamo secondo tempi diversi, e abbiamo sensibilità differenti, è più alto il rischio di fare danni che la possibilità di ottenere benefici. Prendiamo Primo Levi, "Se questo è un uomo". Io sono rimasto al fatto che venga sistematicamente proposto come lettura alla fine della seconda superiore. Sarebbe giusto proporlo in seconda media? Direi proprio di no. Quindi è difficile. Possiamo prendere vari esempi e probabilmente ci sono contenuti che possono andare bene per gli ultimi anni delle superiori (ahx no). Ma va valutata la classe, il contenuto, la capacità del docente di fornire supporto e chiarimenti (nonché la sua disponibilità). Sono tanti fattori e secondo me resta troppo complicato, anche alla luce di come sono ridotte le scuole oggi, con problemi pratici, di mera sopravvivenza. Quando parlavo di normativo intendevo questo. Le opere d'arte parlano per induzione, per sentimento. Un potere comunicativo basato sulla funzione poetica della comunicazione. Ma a scuola c'è sempre più la tendenza a non saper cogliere funzioni molto più semplici dell'ambito comunicativo, quella poetica è tra le più ostiche. Quindi è molto più efficiente un'ora di corso civico sulla violenza verso le donne, per fare un esempio, spiegando esplicitamente cause, conseguenze, punizioni, piuttosto che proiettare un bel film sull'argomento smuovendo animi acerbi ed incerti che interpreteranno con limitati strumenti. Oh, questo è il mio mero parere, e quindi conta quel che conta, non ho nessuna pretesa che "sia così e basta". Posso benissimo dire cazzate. Scusate la lunghezza...
  13. Le questioni sono due. È possibile impiegare la narrazione di comportamenti devianti per favorire una crescita standardizzata? È possibile farlo a scuola? Partiamo dalla seconda. La scuola crea gruppi eterogenei ed è praticamente impossibile trovare stimoli che siano ugualmente benefici per tutti. Avendo insegnato a scuola mi sono fatto l'idea che lo scopo dell'istruzione pubblica debba passare più attraverso il normativo che favorire la cognizione soffiando sulla stravaganza di strategie e contenuti totalmente "on the Road", frutti delle strampalate teorie didattiche che hanno infestato la docenza dagli anni Sessanta ad oggi. Non ci si può né deve aspettare troppo dalla scuola, è fortemente sbagliato. Quindi personalmente non proporrei nessun contenuto violento, razzista o controverso. Non è l'università. È tuttavia possibile educare tramite detti contenuti? Certamente. Ma non per incanalare verso lo standard, quanto per dare strumenti di scelta alle persone. Io non posso, né devo, dire agli altri cosa sia giusto e cosa sbagliato. Quello che posso fare è favorire la riflessione. Altrimenti si tratta di plagiare le persone verso ciò che per noi è bene. Per noi. Inoltre solo una sana e consapevole, maturata personalmente, convinzione, resta ancorata a lungo senza ripercuotersi in altre devianze da "compressione". In ogni caso, l'educazione va favorita principalmente in famiglia, fino alla maggiore età. E poi, eventualmente, all'università. La scuola serve per le tabelline e per scaricare i ragazzini mentre i genitori lavorano.

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