L'ultima pizza kebab
C'era una volta un ragazzo di appena 24 anni.
Abbastanza alto da stare in fondo nelle foto di gruppo, con le maniglie dell'amore saldamente al seguito e due chili di tristezza nel cuore. Forse tre.
Due volte alla settimana esce di casa come ogni altro giorno, ma anziché passeggiare, raggiunge il kebabbaro di zona e ordina rigorosamente sempre lo stesso piatto: una pizza kebab solo con carne, patatine e salsa bianca.
Questa è la storia di un inetto.
E non è l'unico, perché basta mettere piede per strada e guardarsi intorno, per osservare decine, centinaia, migliaia di persone che, per un motivo o per l'altro, si arrendono alle proprie debolezze e vizi.
Perché nemmeno tanto in fondo, vivere nella consolazione di possedere un potenziale mai espresso per essere e ottenere ciò che desideriamo, ci fa stare meglio della paura di mettersi in gioco e fallire.
Ma se uno non partecipa è già di per se un fallito.
Il 22 agosto 2008 esce in Giappone il primo capitolo di una trilogia RPG a tema calcistico per Nintendo DS: Inazuma Eleven
(Box Art del gioco)
Non voglio rovinare l'esperienza di gioco con spoiler a chiunque voglia approcciarsi al titolo, quindi approfondirò soltanto il primo dei dieci capitolo che compongono la storia.
Mark Evans è il portiere e capitano della squadra di calcio della propria scuola, la Raimon Jr. High. Squadra per dire, ovviamente, perché è composta da solo 7 membri che, per giunta, non hanno minimamente voglia di giocare.
(Mark Evans)
Il capitano tenta in tutti i modi di coinvolgerli negli allenamenti, di riaccendere loro la fiamma della passione per questo sport, ma i 6 ormai si sono arresi. La cattiva reputazione che la squadra ha collezionato in 40 anni di storia, tra un insuccesso e l'altro, ha fatto sì che nessuno avesse voglia di iscriversi ad un club di falliti. Per questo non sono in 11, per questo non partecipano al Football Frontier, il torneo nazionale tra le varie scuole medie del Giappone e per questo sono additati e ritenuti anch'essi dei perditempo che non hanno voglia di fare nulla, che non sanno nemmeno tirare due calci ad pallone.
All'ennesimo allenamento annullato, il Preside contatta la squadra e dichiara la chiusura definitiva del club.
I 6 giocatori in fondo se lo aspettavano, ma Mark, che ama profondamente il gioco e spera di diventare un professionista, non ci sta e in suo "aiuto" interviene nuovamente il Preside e la figlia del Direttore della scuola. Verrà organizzata un amichevole e, se la Raimon vincerà, il Club resterà aperto.
La squadra contro cui dovranno vedersela è la Royal Academy. La squadra più forte del Giappone. La squadra che ha vinto per 40 anni di fila il Torneo Nazionale contro la squadra più debole tra tutte le scuole e, per giunta, nemmeno completa.
Panico.
Mark, a differenza degli altri, sceglie di non arrendersi e riesce a reclutare, un po' a fortuna, i 4 membri mancanti, per costituire almeno una squadra completa. Motivando i compagni, spingendoli a dare il massimo, si allenano senza sosta per una settimana intera, recuperando il fisico perduto e riacquistando fiducia in se stessi.
E poi venne il giorno della sfida.
La Royal Academy raggiunge la Raimon in tutta la loro presenza e potenza, guidata da Jude Sharp, centrocampista e regista geniale, il cui solo sguardo basta ad intimorire qualsiasi avversario.
(Jude Sharp e la Royal Academy)
Fischio d'inizio, un paio di passaggi e, poco meno di un minuto dopo, la Royal segna il primo gol del vantaggio. 45 minuti dopo il cartellone del punteggio segna 20-0.
Una disfatta totale. La Raimon ci provò veramente, ma fallì miseramente in solo metà partita.
All'inizio del secondo tempo, l'unico rimasto in piedi, ancora in grado di giocare, è Mark. Gli altri sono a terra, stanchi, sfiniti, tutto un crampo.
Jude tira in porta, Mark usa il corpo pur di fermare la palla, ma crolla a terra.
Jude sorride, è questo che fanno alle squadre avversarie. Non devono vincerle, ma stracciarle. Non devono vincerle, ma annientarle. Tuttavia Mark si rialza.
Jude lo colpisce con il pallone ancora una volta, ma Mark si rialza ancora. E ancora e ancora e ancora.
Il capitano della Royal non riesce a comprendere perché ogni volta che si rialza, vede negli occhi di Mark una determinazione sempre più ferrea. Per la prima volta, è lui ad essere intimorito da qualcuno. Talmente intimorito da decidere di mettere subito fine alla partita,
Proprio in quel momento Axel Blaze, ex attaccante geniale che aveva appeso le scarpette al chiodo e si era iscritto da poco alla Raimon proprio per non saperne più niente di calcio, spinto dalla determinazione del portiere, decide di non poter più stare a guardare quel massacro e, indossando la maglia della Raimon, scende in campo.
(Axel Blaze)
Jude guida i suoi in attacco, usando la Zona Micidiale, la seconda tecnica di tiro più forte in loro possesso.
Il pallone avvolto da una luce oscura, scagliato con una potenza inimmaginabile, si schianta su Mark, ma la palla è in rere. E il portiere è ancora in piedi.
Con le energie rimaste parò il tiro evocando la Mano di Luce, la leggendaria tecnica di parata ereditata dal nonno, che per anni provò inutilmente ad usare.
(La Mano di Luce)
Motivato come non mai, lancia il pallone ad Axel. Uno scatto felino, dribbling ubriacante ed eccolo davanti alla porta. Un salto plateale e un tiro infuocato che supera il portiere avversario, gonfiando la rete.
20-1.
La squadra più debole del paese che segna un gol alla squadra più forte. Alla squadra che ha vinto per 40 anni di fila il Torneo Nazionale.
Esplodono applausi e fischi, sorrisi da guancia a guancia si allargano sui volti dei giocatori della Raimon e, con le lacrime agli occhi, esultano come se avessero vinto la finale della coppa del mondo. E per loro, quel gol, ha lo stesso valore di una finale di mondiale.
Hanno perso, è vero, il club sarà chiuso, ma hanno dimostrato a loro stessi che non hanno mollato. Che non sono dei falliti.
Per fortuna, la Royal decide di dare forfait e la Raimon scongiura lo scioglimento della squadra e, mentre festeggiano, nasce in loro un nuovo desiderio: vincere il Football Frontier e battere in finale la Royal Academy, questa volta sul serio.
Ecco la parabola di chi ci prova, lotta e fallisce, senza essere un fallito. Perché solo chi non ci prova con tutto se stesso, veramente, è un fallito.
Solo chi si arrende è un inetto.
La settima e nona arte sono pieni di queste parabole, basti pensare a Rocky Balboa, Naruto e Sasuke, per chiudere la triade videogioco-film-anime:
(Rocky Balboa vs Apollo Creed)
(Naruto vs Sasuke)
Nei quali falliti e migliori si scontrano per un ottenere un riscatto ai propri occhi, per dimostrare a se stessi di non essere deboli.
La maggioranza del pubblico prova immediatamente empatia verso questi personaggi e queste storie, perché in fondo tutti noi ci sentiamo inferiori ad altri o vorremmo essere "di più".
Molti ogni giorno provano a cambiare la propria vita, anche nelle piccole cose, in meglio. Altri, purtroppo, no.
C'era una volta un ragazzo di appena 24 anni.
Abbastanza alto da stare in fondo nelle foto di gruppo, con le maniglie dell'amore saldamente al seguito e due chili di tristezza nel cuore. Forse tre.
Due volte alla settimana esce di casa come ogni altro giorno, ma anziché passeggiare, raggiunge il kebabbaro di zona e ordina rigorosamente sempre lo stesso piatto: una pizza kebab solo con carne, patatine e salsa bianca.
Un giorno questo ragazzo, anzi precisamente il 17 Maggio, arrivato davanti al kebabbaro si ferma sulla soglia. Guarda i tavolini, respira e fa marcia indietro in direzione del decathlon.
Meglio comprare dei pesi per fare esercizio, perché quelle maniglie forse non sono così saldate come pensa.
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Articolo lunghissimoooooo.
Prometto che i prossimi li farò più corti. Forse.
Vi lascio con un video di tre minuti che merita di essere visto e trasmette molto meglio delle mie parole tutto ciò che volevo dire.
E niente, alla prossima!
- Ingwë, Bubi, ~ Josephine e 5 altri ha reagito a questo
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