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  • 2 settimane dopo...

Secondo quanto riportato dal quotidiano finanziario MF tra le ipotesi allo studio ci sarebbe anche quella della creazione di una nuova società (media company) in cui il Milan conferirebbe tutti gli asset capaci di generare ricavi: dai diritti tv (in particolare quelli della Serie A), allo stadio (gli incassi delle partite) e alle sponsorizzazioni.

Il tutto al fine avere un veicolo solido, una sorta di good company con introiti certi e prospettici attraverso la quale andare poi a chiedere un nuovo robusto finanziamento, di almeno 250 milioni (il doppio dei 123 milioni prestati di fatto al club rossonero tramite i due bond emessi nei mesi scorsi sulla borsa di Vienna e integralmente sottoscritti da Elliott), garantendo al nuovo investitore la possibilità di cartolarizzare gli stessi ricavi operativi.

In questo modo, secondo l’impostazione allo studio della società e dei consulenti, ci sarebbe la possibilità di rimettere in carreggiata almeno il bilancio civilistico del Milan, che potrebbe chiudere formalmente in utile (grazie alla cessione degli asset alla newco) e sarebbe pertanto in grado di garantire un importante dividendo da distribuire poi all’azionista di maggioranza, ovvero la Rossoneri Sport Investment dell’imprenditore cinese Yonghong Li.

La stessa holding di diritto lussemburghese troverebbe in maniera più semplice buona parte di quei 180 milioni che, parallelamente al club calcistico, deve rimborsare entro l’autunno al fondo Elliott.

L’operazione, nella sua struttura, è molto simile a quelle realizzate da Inter e Roma con Goldman Sachs. L’unica grande differenza è che in questo caso una parte consistente della nuova finanza che arriverà nelle casse del Milan sarebbe girata alla holding, che di fatto scaricherebbe gran parte del suo debito sul club.

Se lo schema fosse quello tratteggiato da MF, infatti, ad operazione realizzata il debito finanziario del Milan passerebbe dagli attuali 123 milioni a circa 250 milioni, mentre quello della holding da 180 milioni a circa 53 milioni (che dovrebbero poi essere o rifinanziati o rimborsati a Elliott attraverso risorse dell’azionista).

 

 

Ma questa è una pazzia :111:

 

Berlusconi è riuscito a vendere il Milan ad un delinquente che è molto ma molto peggio di Pallotta o Thohir.

 

http://www.calcioefinanza.it/2018/02/14/newco-maxi-dividendo-rimborsare-debito-rossoneri-sport/

 

Modificato da Bubi
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Siamo a Shenzhen nel sud della Cina, 10 milioni di abitanti a ridosso di Hong Kong. Ci sono un imprenditore, due banche e un tribunale: il cinese è titolare di una holding insolvente, le banche creditrici gli hanno fatto causa e il tribunale ha stabilito che, per saldare i debiti, il patrimonio della holding vada all’asta. Una storiella orientale apparentemente insignificante se il cinese con il patrimonio all’asta su Taobao (eBay cinese) non fosse Yonghong Li, l’imprenditore che ha pagato 740 milioni alla Fininvest per comprarsi il Milan.
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L’ordine è arrivato dal tribunale del distretto di Futian: «Vendete all’asta il 2 febbraio» (data poi rinviata) la partecipazione (11,39%) che la cassaforte di Li possiede nella società di packaging Zhuhai Zhongfu, quotata alla Borsa di Shenzhen. Valore circa 60 milioni, ma il ricavato andrà a risarcire le banche.
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Pochi giorni fa, inoltre, la China Securities Regulatory Commission, la Consob di Pechino, ha comunicato l’avvio di indagini per presunti illeciti sul mercato commessi dalla holding che si chiama «Shenzhen Jie Ande»: ha tenuto nascoste per mesi la sentenza e l’insolvenza.
IL DOCUMENTO +
Il Milan e la cassaforte vuota

In sostanza, mentre era inseguito dai creditori in patria, il 48enne finanziere residente dal ’94 a Hong Kong chiudeva in Italia, sotto i riflettori di mezzo mondo, una delle più costose acquisizioni calcistiche della storia, accreditandosi (e accreditato) come un grande e ricchissimo imprenditore dai mille interessi. Ma molto riservato. La sua credibilità, storia e consistenza patrimoniale l’ha riassunta in un documento consegnato alle parti nella trattativa e fatto circolare dagli uomini di Li, anche di recente, senza modifiche. Tra gli asset fondamentali, oltre alle famose e fantomatiche miniere di fosfato, c’è anche l’11,39% di Zhuhai Zhongfu, detenuto tramite la cassaforte Jie Ande.

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Occhio alle date: quella partecipazione era dal 2015 in pegno, cioè in garanzia, alla Jiangsu Bank a fronte di un prestito. Soldi mai più rimborsati tant’è che nel maggio 2016 la banca fa causa alla holding di Li, a quel punto già insolvente, e il 7 febbraio 2017 il tribunale del popolo di Futian ordina che il pacchetto in pegno vada all’asta. Parte immediato il ricorso della holding Jie Ande. Intanto a Milano, il 13 aprile 2017, il cinese di Hong Kong chiude con Fininvest (600 milioni di plusvalenza consolidata) l’acquisto da 740 milioni del Milan, dopo aver fatto «girare» centinaia di milioni off-shore e con un prestito da 300 milioni (a tassi fino all’11% con scadenza 15 ottobre prossimo) del fondo americano Elliott.
Le credenziali? Tutto ok

A metà maggio, dall’altra parte del mondo, il tribunale respinge il ricorso della holding di Li (gestita da un prestanome) confermando la vendita coattiva a favore della Banca Jiangsu. A default conclamato a Shenzhen, il nuovo proprietario del Milan presenta a giugno in Lega Calcio le credenziali su onorabilità e solidità. Tutto a posto. Il Milan è iscritto al campionato, e parte una faraonica campagna acquisti da 200 milioni.

Chiesta la liquidazione per bancarotta

Sotto Natale, l’amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, è a caccia di 3-400 milioni per rifinanziare il prestito da 300 milioni del fondo Elliott, quando il tribunale cinese fissa al 2 febbraio l’asta di giudiziale. Senonché l’8 gennaio arriva un’altra tegola per il povero Li: a inseguirlo è la Banca di Canton, a cui non ha pagato i debiti, e che chiede la liquidazione per bancarotta della holding Jie Ande. Nel frattempo dall’Italia lo avvisano delle notizie di presunte inchieste per riciclaggio, poi smentite, sulla compravendita del Milan. Li rompe il silenzio e garantisce che tutto si è svolto «con la massima trasparenza, regolarità e correttezza». A Shenzhen l’asta su Taobao del 2 febbraio viene rinviata, perché c’è la richiesta di liquidazione per bancarotta della Banca di Canton che si accavalla alle pretese risarcitorie della Banca di Jiangsu. A Milano è tutto tranquillo, perché in ogni caso «i soldi sono arrivati» e Li «ha rispettato tutti gli impegni».

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L’operazione impossibile

«Non abbiamo riscontrato nulla di pregiudizievole a carico di mister Li Yonghong che dispone di adeguate risorse finanziarie per realizzare l’operazione», scriveva a Fininvest il suo advisor finanziario, Marco Samaja, capo di Lazard Italia. Oggi sappiamo che mister Li ha esibito sul tavolo della trattativa le credenziali di una sua società-cassaforte che era già da tempo insolvente. Ha barato? E può un oscuro finanziere, sconosciuto in Cina e altrove, che mai si è occupato di calcio neppure a livello amatoriale e che presenta tra i suoi “gioielli” una holding quasi fallita per pochi milioni non restituiti, impegnarsi da solo in un’operazione da un miliardo (campagna acquisti e aumenti di capitali compresi)? Non bisogna essere un banchiere della Rothschild per rispondere che non e’ possibile. Eppure lui ce l’ha fatta, con la Rothschild come consulente. E da Rothschild, dove è vicepresidente della controllata inglese, viene il consigliere di amministrazione del Milan Paolo Scaroni, ex numero uno di Eni ed Enel e buon amico di Berlusconi.

 
I tre volti di Mister Li

A questo punto i casi sono tre: 1) Li è realmente molto ricco, finora ha tenuto nascosto il suo vero tesoro che forse non può far emergere, e non paga i debiti perché è distratto; 2) Ha fregato tutti ed è un mitomane; 3) Si è prestato a interpretare la parte in un gioco più grande di lui nel quale i soldi e le garanzie non sono suoi; 4) l’importante è che il Milan non finisca su Taobao.

Fonte : Corriere della Sera (Milena Gabanelli)

 

http://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/cassaforte-che-ha-comprato-milan-era-gia-vuota/2ee58002-1344-11e8-bbf7-75f50a916419-va.shtml

 

Modificato da Bubi
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15 minuti fa, Marco1306 ha detto:

la neve su torino era prevista da tempo quindi la lega ne era informata.... se ragionava un po, la scelta logia sarebbe stata quella di anticiparla per evitare, come poi è successo, di doverla rinviare 

Ero allo stadio, posso dirti che bastava rinviare di 30 minuti, tra campo riscaldato e operatori addetto allo sgombero neve, la partita si giocava. Anche perché alle 18:30 aveva smesso. 

 

Che poi il campo era praticabile in realtà. La palla rimbalzava, appena tocca i terra la neve si toglieva. 

 

Non so che dire...

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27 minuti fa, Bucche ha detto:

Ero allo stadio, posso dirti che bastava rinviare di 30 minuti, tra campo riscaldato e operatori addetto allo sgombero neve, la partita si giocava. Anche perché alle 18:30 aveva smesso. 

 

Che poi il campo era praticabile in realtà. La palla rimbalzava, appena tocca i terra la neve si toglieva. 

 

Non so che dire...

 

forse la paura era il campo ghiacciato. 

 

dalla nostra figc non è che mi aspetti molto io hahaha .... avevamo compre presidente Tavecchio già questo qualcosa vorrà dire alla fine ce l'abbiamo fatta a cacciarlo e lo stesso stava per rientrare come presidente della serie A tramite Tebas. Tutto questo per dire che la serietà non è uno dei nostri punti di forza.

 

come avevo già detto la tempesta di freddo si sapeva che arrivava e allora anticipa o ritarda ed invece no ... basta anche vedere la partita di coppa italia, non capisco perchè non mettere le due partite allo stesso orario. ..... ç__ç la partita di ritorno della juve mi potrò vedere solo gli ultimi 15 minuti

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Tanto se si giocava era #ScansAtalanta con tutta Italia che si lamentava e offendeva Gasperini sui social... Meglio cosi. 

 

Altre 5 pappine prese da Vincenzì a Siviglia ma lui ride.

 

Il Milan invece è in piena remuntada per il 4° posto e punta a fare il suo triplete (EL, CI e 4° posto). Squadrone.

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da questo lato ti do ragione.... certe critiche lanciate al gasp per le sue scelte erano assurde, ma ormai ci sono abituato a queste polemiche se riguardano la juve hahahah

 

ma poi giustamente il gasp punta sulla partita di mercoledì, si gioca la finale, quindi i big giustamente li teneva per quella partita

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Mah, alla Juve conveniva giocarla, avrebbero vinto a mani basse.

Mentre ora l'Atalanta avrà modo di gestire meglio le sue forze e presentarsi al completo.

 

Perciò non capisco il motivo per cui la Juve si sia schierata per non farla giocare, forse a Buffon facevano male le ossa. :mah:

 

 

Parlando sempre di energie, io non credo che il Milan riuscirà a raggiungere la top 4. Troppi impegni.. al massimo arriva quinto. Questa forma fisica non può durare in eterno ed in alcune partite difficili avrà bisogno anche dei gol di Kalinic o Silva. Se loro non si svegliano saranno dolori.

Modificato da Bubi
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16 minuti fa, Bubi ha detto:

Mah, alla Juve conveniva giocarla, avrebbero vinto a mani basse.

Mentre ora l'Atalanta avrà modo di gestire meglio le sue forze e presentarsi al completo.

 

Perciò non capisco il motivo per cui la Juve si sia schierata per non farla giocare, forse a Buffon facevano male le ossa. :mah:

 

 

Parlando sempre di energie, io non credo che il Milan riuscirà a raggiungere la top 4. Troppi impegni.. al massimo arriva quinto. Questa forma fisica non può durare in eterno ed in alcune partite difficili avrà bisogno anche dei gol di Kalinic o Silva. Se loro non si svegliano saranno dolori.

 

alle 18.00 a Torino, sopratutto zona stadio, nevicava da far paura hahahaha.... giocare era impossbile

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1 ora ago, DarkPhoenix ha detto:

L'Atletico ha ceduto Carrasco e Gaitan in Cina.

 

In realtà non è stato l'Atletico ma il fondo d'investimento Doyen che da sempre è dietro al mercato dell'Atletico.

 

chissà quanto gli daranno di ingaggio ........

 

Carrasco a 24 anni come può accettare di andare a giocare la??? il grande calcio non gli interessa

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