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Inviato

Il successo di S.T. è il suo essere una storia semplice, sicuramente non innovativa (ma esistono trame originali? sfido chiunque a portarmi un esempio di trama originale) ma ben raccontata, senza forzature e che non pretende di darti lezioni di vita, politica, filosofia, cultura e bla bla bla. S.T. è solo una storia. Una storia di amicizia tra ragazzi. E questo genere di storie, al di là dell'epoca e dell'ambientazione, è senza tempo.

 

Molti dicono che il successo sia la presunta vena nostalgica degli anni 80. Ma ci credo poco. Perché semplicemente la maggior parte degli spettatori non ha mai vissuto gli anni 80 (che comunque erano diversi da come vengono presentati). Si può provare nostalgia per qualcosa che si è vissuto, a cui si vuole ritornare, ma non si può. Forse si è mitizzato un decennio, questo sì. Ad ogni modo non sarebbe bastata né la presunta nostalgia, né mitizzare un momento storico, per avere apprezzamento. L'unica cosa che conta è che si tratta di una storia ben raccontata capace di radicare le emozioni nella visione. E questo è un fatto, al di là che piaccia o meno come gusto personale.

Inviato

Con tutte queste sigle non sto capendo più niente :D

 

Comunque, ST non è una storia di fantascienza o dell'orrore, ma è una storia d'amicizia, di amicizia tra ragazzi. Negli anni 80 c'erano decine di film e libri. Penso a Navigator, Explorer, IT, Stand by me. I titoli più noti che penso conoscano tutti.

Più recentemente Super 8.

In tutte queste storie c'è anche la fantascienza e l'orrore. Tranne forse in Stand by me, seppur anche lì, qualcosa di macabro e terrorifico c'è.

Ma il vero filo conduttore è l'amicizia tra ragazzi, che attraverso una sorta di iniziazione, maturano.

Ed è questo, ciò che piace. Perché siamo stati tutti ragazzi che un pomeriggio d'estate con le camicie intorno ai fianchi, l'ombra delle nuvole impressa sulla retina, siamo partiti all'avventura per una strada di campagna, lì vicino al bosco, appena oltre il fiumiciattolo, dove magari non succedeva niente, oppure un cane sbucato all'improvviso che ci abbaiava contro e scappava, diventava nei racconti un cerbero che sputava fuoco, o il vecchio contadino che ci gridava contro perché stavamo rubando fragole, piselli, o ciliege, diventava un pazzo che correva più veloce di noi con una zappa e ci avrebbe spaccato la testa se non con grandissimo coraggio si era riusciti a scacciarlo con una sassaiola che neanche i più esperti pastori di capre.

Questo piace di ST. Il richiamo alla nostra infanzia/prima adolescenza. Il fantascientifico, il fantastico, o l'orrore, sono solo pretesti per raccontare altro.

Per dire, è più vicino come genere L'isola del tesoro a ST che non una serie come Fringe.

 

Per quanto riguarda la golden age, beh, non sono per niente d'accordo. A parte poche serie ben scritte, Mad Men, Breaking Bad (ultima serie esclusa, che è un'offesa all'intelligenza) e poche altre, il livello di scrittura delle serie tv fa veramente pena. E il fatto che molta gente consideri capolavori roba scritta da scrittori incapaci, non può che portare danni enormi sia all'editoria che al cinema, danni che vediamo ogni giorno, e che neanche spiego visto che tutti - credo - ne sono consapevoli.

Inviato

Ah, sì, per quanto riguarda il comparto tecnico e la presenza di grandi attori nelle serie, è realmente un'epoca d'oro. Ma è anche ovvio, con così tanti soldi che girano, e così tanto investimento, è fisiologico.

E concordo anche con i facili entusiasmi. Ogni serie nuova sembra il capolavoro del secolo. Questa percezione viene data sia dai giornali e programmi tv che, dietro remunerazione, ne parlano con troppa enfasi, sia dai vari blog e youtuber (o come cacchio si chiamano) che parlano di ciò che va di moda usando sempre iperboli ed esagerazioni sia in positivo che in negativo basta che ricevano commenti.

Questo fa sì che una serie abbastanza mediocre come 13 sia passata come fenomenale, e magari una serie ben scritta come The Man in the High Castle, sia stata giudicata con approssimazione e bollata con un irriconoscente "carina".

Viviamo nella demagogia dei "like". Che un giorno decreterà la morte dell'arte.

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