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Ci saranno degli spoiler giganti! 

Spoiler

L’attesa spasmodica per l’arrivo nei cinema di Avengers: Endgame è finalmente giunta a termine. A più di una settimana dall’uscita italiana del film diretto da Joss Whedon, è arrivato il momento di tirare le somme sulla fine di un’era.

 

Era il 2008 quando Robert Downey Jr. ha vestito per la prima volta la tuta di Iron Man, il personaggio che è divenuto l’icona del Marvel Cinematic Universe. Allora non potevamo immaginare la portata che la serie di film avrebbe avuto nel corso di una decennio. E oggi diciamo addio ad alcuni dei personaggi storici del franchise con un capitolo che chiude perfettamente il cerchio e allo stesso tempo spalanca le porte a nuove storie e nuovi eroi.

Meno caotico e più emotivo di Infinity War, Endgame si prende una pausa dai ritmi frenetici che avevano caratterizzato tutti i film precedenti per porre l’accento sui personaggi e sulle conseguenze psicologiche che lo schiocco di Thanos aveva provocato. Ritroviamo Natasha Romanoff/Vedova Nera sola, ostinata e ossessionata dall’idea di riportare indietro gli amici perduti; Thor, il Dio del Tuono, in uno stato di profonda depressione; Clint Barton/Occhio di Falco, diventato un giustiziere; Steve Rogers/Captain America che mente a se stesso, mentre cerca di recitare il ruolo che ha sempre avuto, spronando gli altri a rimettere insieme i pezzi della loro vita, anche se lui per primo non ci riesce.

“Alcuni vanno avanti, noi no”, recita Steve. Una frase emblematica che diventa il simbolo dell’intero film, la forza motrice dei sopravvissuti. Il lavoro dei Vendicatori non è finito, non finisce mai veramente e anche chi apparentemente è riuscito a voltare pagina, non l’ha fatto davvero. Ancora tormentati dagli orrori vissuti nella lotta contro Thanos, in Steve, Natasha e gli altri si riaccende, grazie al ritorno di Scott Lang/Ant-Man, la speranza di poter cambiare le cose.

Quando la squad si riunisce, gli animi si ridestano, è come una rinascita, hanno di nuovo tutti un obiettivo e nessuno è più solo. Steve, Tony, Bruce, Thor, Natasha, Nebula, Rocket Raccoon, Scott, Rhodey e Clint tornano a fare ciò che sanno fare meglio: essere degli eroi. Messi da parte senso di colpa, rancori passati, paure e vendette personali, gli Avengers compiono la loro nuova missione “ a qualunque costo”, anche se ciò significa pagare il prezzo più alto.

Avengers: Endgame è un film emotivo, che sa strappare un sorriso di quando in quando, ma che sopra ogni cosa commuove. I personaggi si evolvono, maturano, entrano in contatto con emozioni nuove, per alcuni sconosciute, e si riscattano dalla schiacciante sconfitta subita con una nuova consapevolezza di chi sono e di quale sarà il loro lascito.

Natasha e Clint sanno per quale futuro sono disposti a sacrificarsi, così come lo sa Tony. Non sono solo questi i momenti che fanno di Endgame un film più intimo del precedente, sono le nuove amicizie, gli attimi di condivisione, le dichiarazioni d’affetto, la ritrovata fiducia dei personaggi l’uno nell’altro. E si fa ancora più chiaro il desiderio di lottare per le persone che si amano, per tutti quelli che hanno, anche solo per poco tempo, incrociato il cammino dei nostri eroi.

È Tony a incarnare questo desiderio più di tutti gli altri. La vita con Pepper e Morgan, seppur felice, non lo ripaga delle perdite, in particolare di quella di Peter. Per questo, il suo ultimo sacrificio chiude perfettamente la sua storia e prova che “Tony Stark aveva un cuore”.

Non è l’unico, però, a rivelare la parte migliore di se stesso. A sorprendere, da questo punto di vista, è Nebula. Già in passato avevamo visto le avvisaglie di un cambiamento, ma è qui che il personaggio compie quell’ulteriore passo verso la redenzione. Nebula uccide letteralmente la versione di sé che detesta, quella sottomessa a Thanos, che cerca di compiacerlo e cova rancore, mentre pensa di non poter mai cambiare.

Nonostante le perdite nel corso della battaglia, Endgame si conclude su una nota di speranza. Un sentimento che si concretizza nella figura di Cap, dimostrazione che rialzarsi e andare avanti (anche quando significa tornare indietro) è possibile, anche quando si pensa di aver perduto la propria strada. Tutta la parabola di Steve è una continua lotta: lo conosciamo come un ragazzo che desidera solamente servire il proprio paese, un uomo che fa del dovere la propria ragione di vita, ma che si ritrova spaesato in un mondo che non conosce e in un tempo che non è il proprio. Ha perso tutto, l’amico di una vita e la donna di cui era innamorato. Adattarsi per lui era la sfida più difficile. L’epilogo della sua vicenda è il meritato riposo.

Chi si è sacrificato, chi è cambiato, chi è riuscito a ottenere il suo lieto fine chi, come Clint, è riuscito a perdonarsi, e chi, come Bruce, è riuscito ad accettarsi: il percorso di tutti loro è stato una continua crescita, una maturazione alla fine del viaggio.

Nonostante anche Thor rientri tra quelli che hanno abbracciato una nuova versione di loro stessi, dimostrandosi degni del potere che possiedono, il percorso del figlio di Odino continua a essere altalenante. Del personaggio che abbiamo conosciuto in Thor è rimasto veramente poco. È stata operata una ridicolizzazione di Thor che non ha nulla a che fare con una decostruzione del personaggio volta, infine, a una rinascita. Forse l’intento è quello, ma la realizzazione non è delle migliori.

Malgrado quest’ultima nota dolente, Endgame riesce non solo a non deludere le aspettative, ma anche a dimostrare che in un cinecomic commerciale è possibile scavare più nel profondo, andare oltre le battaglie epiche e i villain da sconfiggere ed elevare la narrazione affrontando tematiche mature e più adulte.

 

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