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[VOTAZIONI] Il Mare


~ Josephine

Quale componimento preferisci?  

16 utenti hanno votato

  1. 1. Quale?

    • A. sst... stai tranquillo [...]
      5
    • B. Mi agito, mi volto [...]
      2
    • C. Quando ero piccola hai provato a portarmi con te [...]
      3
    • D. In mezzo al mare c'è un'isola [...]
      6

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Chiudo ufficialmente le votazioni e annuncio che l'autore della D, anonimo, è il vincitore e potrà scegliere il tema del prossimo contest! Complimenti!

 

Gli altri partecipanti (ed anche il vincitore) possono decidere di dichiarare la loro identità se lo desiderano v.v

Stavolta vi lascio con il dubbio P: 

Grazie a tutti e al prossimo contessstttt!

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1 minuto fa, Matt4 ha detto:

 

Tu sempre abbraccioso :lovely_shoujo_emoji__huggy_hug___v2__by_jerikuto-d7a4cw7:

 

Ahaha :)

 

 

On 16/2/2018 alle 16:09, Moon ha detto:

Ero indeciso fra la A e la D, alla fine ho preferito la sintesi di poche parole che fanno centro.

Mi piace interpretarla dal lato più macabro, tra parentesi.

 

L interpretazione macabra è più che corretta . Adesso sono dal cel quindi non riesco molto a dilungarmi, comunque in poche parole l haiku parla di un annegamento

 

On 18/2/2018 alle 12:28, Initzu ha detto:

Sono indeciso tra A e D.

Penso voterò la A perché mi sa di crudeltà e cinismo, e poi è corta. La parola "abbraccio", che normalmente la associo a un affetto profondo, mi sembra qua sinonimo di morte, e questa ambiguità mi piace.

La D è un romanzo breve, e mi intrippa molto.

 

 

Anche qui esatto, in poche parole l abbraccio di cui parlo lo da il mare alla persona che sta annegando. 

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15 ore ago, ~ Josephine ha detto:

Chiudo ufficialmente le votazioni e annuncio che l'autore della D, anonimo, è il vincitore e potrà scegliere il tema del prossimo contest! Complimenti!

 

Gli altri partecipanti (ed anche il vincitore) possono decidere di dichiarare la loro identità se lo desiderano v.v

Stavolta vi lascio con il dubbio P: 

Grazie a tutti e al prossimo contessstttt!

 

il vincitore vuole restare anonimo? .... è tornato a partecipare il timido scrittore dopo tanto tempo, bentornato :):)

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  • 2 settimane dopo...

Mi sono fatta portavoce di un amico che ho cercato per qualche tempo di convincere a iscriversi al forum e, pur rifiutandosi, ha trovato questa una bella iniziativa. E' l'autore della poesia vincitrice e mi ha chiesto di riportare le sue considerazioni.

 

"@Bucche @Manüüü @Jace @Matt4

Ho letto le vostre interpretazioni e le ho trovate pertinenti e argute, e per questo vorrei darvi la mia versione che è un po' diversa.

 

Si tratta di un’allegoria della vita.

 

In sintesi ogni uomo, ogni individuo, è al tempo stesso isola e naufrago sulla stessa isola. O naufrago in sé stesso, potremmo dire. E di sé stesso.

 

L'isola è metafora della nostra solitudine; il naufrago è il cristallizzarsi della volontà di cercare un contatto con gli altri, una rappresentazione di una realtà intangibile.

 

Il mare, è metafora della sterminata rete delle possibilità e dell’esistenza che ci avvolge, così grande che lo sguardo non può coprire, avvolto dalle brume dell’incertezza, per cui non sappiamo cosa potrebbe arrivarci.

 

Le navi amiche, metafora di tutte quelle persone di cui abbiamo bisogno: amici, amori, conoscenti.

 

I pirati, metafora di chi ci farebbe del male, o di chi ci lascerebbe ancora più soli.

 

E il fuoco, metafora dei contatti che facciamo con gli altri: parole, gesti, litigate.

 

Tutte queste metafore creano un’allegoria che sotto forma di narrazione può essere raccontata così: ogni uomo è solo, perché nasce solo, o perché finisce per essere solo in un dato periodo della vita, come appunto un naufrago su un’isola, e rimanendo solo, questo naufrago, morirebbe; muore perché non può sopravvivere nella solitudine.

Non parlo di morte reale, seppure sia una possibilità delle conseguenze della solitudine. In questo caso precipuo la morte va intesa come disfacimento. Senza il confronto, senza amici, senza affetti, senza una parola scambiata anche con sconosciuti, siamo preda dei fantasmi, di allucinazioni, ci parliamo addosso, finiamo per vivere in un mondo irreale, diventiamo più cattivi e rancorosi, arrabbiati, non coltiviamo le cose buone della vita, e senza accorgercene ci sfaldiamo, diveniamo aridi e il tempo ci sciupa dopo averlo sprecato.

Per ovviare a questo, il naufrago deve segnalare la sua posizione, e così accende un fuoco. Un segnale di aiuto. Ma non sa se questo fuoco sarà visto da amici o nemici. Accendendo un fuoco il naufrago si espone. Diventa vulnerabile perché ha tracciato una rotta per la parte più intima di sé. Chiunque potrebbe attraccare alla sua riva e colpirlo dove farebbe più male. E l’idea che il fuoco possa essere visto da un nemico, spaventa il naufrago, che subito lo spegne. Lo accende e spegne. Tra la speranza che questo fuoco venga avvistato visto da amici, o eventuali amici, e la paura di un nemico.

Ma c’è anche un’altra motivazione, la più terrificante di tutte, sul perché il naufrago spegne il fuoco. La paura che il fuoco, il segnale di aiutò, sarà sì avvistato da amici, e tuttavia questi, scambino il fuoco, il segnale di aiuto, per la trappola di un nemico. Questa prospettiva lo spaventa più di tutto. Il naufrago ha paura che il suo messaggio di aiuto sia equivocato per una minaccia. A mio avviso, in questa immagine c’è qualcosa di drammatico, crudele e ironico, di quell’ironia efferata che solo la vita può avere.

 

Il finale è lasciato aperto. Accende il fuoco, ma non si sa se questo segnale sarà visto da amici, o nemici, o semplicemente ignorato.

 

Insomma, penso che la vita sia questa. Cercare un contatto. Con la paura e la speranza di contattare qualcuno, e la possibilità di essere ignorati.

 

 

 

Ps.

Una brutta persona ha interpretato il racconto in un modo diverso, e ci tengo a farvela conoscere perché a me piace. La persona dice che qualunque motivazione si vuole conferire all’arte, alla base c’è solo un’unica energia scaturente: la solitudine.

La solitudine.

Si può dipingere, scrivere, scolpire, comporre, fare un film, solo se ci si sente soli e si ha bisogno di comunicare. Poi, dopo, può esserci il desiderio di far passare un ideale, o un’idea politica, o la vanità, o anche la voglia di far soldi, o di far ridere, far piangere, quello che si vuole, ma tutto nasce se ci si sente soli. Che non ha nulla a che vedere con l’essere soli realmente. L’arte non è che un fuoco acceso da un naufrago su un’isola, un fuoco che si spera mostri ad amici il proprio mondo interiore, un fuoco che si ha paura di tenere acceso perché crea un istmo alla terra ferma e da questo accesso possa arrivare qualcosa che corrompe il mondo interiore, che, tuttavia, ha bisogno di esprimersi per non soffocare nel proprio solipsismo.

Insomma, l’arte è un inganno, la più grande beffa che si può fare a sé stessi.

 

 

In conclusione.

Scusate la lunghezza, e l’autoreferenzialità, e ringrazio di cuore chiunque l’ha votata o apprezzata.

 

Belle anche le altre. Avrei votato la C.

 

Il tema per il prossimo contest è LA MASCHERA."

Modificato da Ospite
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