Un effimero pensiero. Rimorso? Pietà? Flebile, svanì come era arrivato. Forse l'aria di montagna mi aveva dato alla testa.
Mi trovavo sul tetto a falde di un grande tempio consacrato ad Atena. L'acropoli si stendeva ai miei piedi, e la città più in basso, una distesa infinita di abitazioni, botteghe di artigiani, laboratori, prigioni ed edifici in cui si amministravano la politica e la giustizia. Nel buio opprimente, quel mare di luci dava un vago senso di completezza.
Non persi tempo a chiedermi per quale ragione fossi lì, l'obiettivo in fondo non differiva mai troppo. Assassini, stupratori, criminali di ogni tipologia ed efferatezza.
Lo vidi. Camminava solo, guardando dritto di fronte a sé. Due uomini qualche metro più avanti lo aspettavano, armati, nascosti dietro le colonne. Ma la preda era mia. Saltai giù, e di Mariosan non rimase molto. La lama gli trapassò la gabbia toracica e colpì violentemente la pavimentazione lastricata dell'agorà, rovinandola.
Era la cosa giusta da fare, ma una parte di me debolmente iniziava ad esprimere il proprio dissenso.
In quel momento, uno dei due cospiratori si avvicinò e mi tese un mantello e una orribile maschera dal volto sfigurato e grottesco. Il Culto.
Mi voltai e con un balzo raggiunsi il lato opposto dell'agorà, allontanandomi nella notte.
Pare che il Leader Occultista abbia tentato di arruolare un nuovo adepto fra le sue fila, ma abbia fallito.
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