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Henry David Thoreau - Walden o vita nei boschi. Edizione integrale
Walden (1854)


Liberamente, Brezzo di Bedero, 2020
traduzione di Lorenzo Bianco
13,5x19,5 cm, 335 pp.
ISBN 978-88-6311-414-0


Testimonianza di una scelta di vita compiuta al di fuori di ogni schema, Walden o vita nei boschi è l'affascinante resoconto, redatto in uno stile che sta tra il saggio e il diario, dei due anni di soggiorno solitario che Thoreau trascorse in una foresta del New England. Da quest'opera - la più famosa fra quelle composte dallo scrittore americano - continuano ancor oggi a trarre ispirazione i pacifisti di ogni tendenza, i cultori d'ogni sorta di anticonformismo, gli alfieri dell'ecologia, della resistenza passiva, della disobbedienza civile, della non-violenza. Libro di culto per intere generazioni, Walden è uno dei documenti più significativi dello spirito, delle tendenze e dell'originalità stilistica che vivificano la letteratura americana nel periodo che precede immediatamente la guerra di Secessione.

 

 

Adoro la figura di Thoreau, la sento molto vicina a me per via della filosofia di vita e del modo di pensare, perciò ho voluto tenere questo volume come ultimo, a concludere la lettura della sua bibliografia, essendo quello più acclamato e discusso. Insomma, volevo chiudere col botto! Ebbene, ho amato e divorato gli altri suoi scritti ma questo mi sta risultando davvero, davvero pesante. Non l'avrei mai pensato! Ci sono sopra da mesi, oramai; voglio finirlo perché si tratta pur sempre di Thoreau ma non si sta rivelando affatto una lettura piacevole.

 

 

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  Il 23/11/2021 at 07:42, absolute ha scritto:

Ce l'ho in lista da anni ma non ho mai avuto il coraggio di leggerlo proprio perché mi sembrava molto ostico. Ne ho sentito molto parlare ma non conosco nulla di Thoreau, forse non è il miglior titolo da cui iniziare, eventualmente cosa consiglieresti?

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Esatto: posso confermare che Walden o vita nei boschi non sia il titolo più adatto di Thoreau dal quale partire. Certo vi si trovano perle che racchiudono appieno la filosofia e la personalità di Thoreau ma sono incastonate in mezzo a noiosi calcoli di investimenti rurali, comparazioni morfologiche di terreni e divagazioni che per lo più non ho trovato stimolanti. Personalmente ti consiglierei di partire da Disobbedienza civile, forse il secondo titolo più conosciuto dopo Walden; e anche Vita senza principi è un buon volume che mi sentirei di consigliare. Sono entrambi libricini piccolini. Se poi rimarrai affascinato dalle idee dell'autore, ti consiglio anche Thoreau. Vivere una vita filosofica di Michel Onfray, altro autore, quest'ultimo, che vorrei approfondire.

 

P.S. per un assaggio di Thoreau, ho iniziato a riportare qualche citazione nel thread apposito a partire da questo post! ;-) 

 

  Il 23/11/2021 at 07:42, absolute ha scritto:

Io sono un po' in pausa lettura, infatti volevo andare avanti col progetto gruppo di lettura qui sul forum ma vedo poca gente interessata, se ti va dacci uno sguardo che magari ci dai lo stimolo per riprendere.

Ti ringrazio per l'invito ma purtroppo la mia è una lettura molto lenta, composta quasi esclusivamente da saggi, e fatico a leggere qualcosa che non rientri nelle mie corde; mi peserebbe parecchio e non vivrei felicemente l'attività. E sono convinto che ogni libro abbia il proprio predestinato momento per essere letto; iniziare a leggere un libro stabilito a tavolino rovinerebbe quella magia attrattiva che sento quando sono chiamato a iniziare qualcosa di nuovo. Però posso tenere sott'occhio il thread e vedere che cosa capiterà in futuro. ;-) 

 

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  • 1 mese dopo...
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La notte del presepe vivente


Davide La Rosa (storia), Federico Rossi Edrighi (disegni)
Star Comics, 2015
144 pp., 6,00 €

ISBN 9788869200847


Laglio è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie... ehm, forse come inizio non è dei migliori. Ricominciamo. Laglio è un paesino sulle rive del Lago di Como (sì, è il paese in cui vive George Clooney). Un paese come tanti, con un prete, molti anziani e pochi giovani. Uno di questi giovani è Abaco, ventiduenne studente di Astronomia in quel di Bologna. Sì, il nome Abaco esiste perché l'ho trovato su internet. Comunque, come ogni studente fuori sede, Abaco torna al suo paese per le vacanze di Natale. È la notte della Vigilia e tutti sono a Messa. Tutti meno Abaco, che assisterà a un evento capace di sconvolgere la vita del tranquillo borgo. Infatti, la caduta di un meteorite radioattivo trasformerà il presepe a grandezza naturale, in uno spaventoso ed orripilante presepe vivente. P.S.: nella storia non ci sarà George Clooney (per ovvi motivi).

 

 

Mi porto dietro questo volume oramai da 8 anni, è quasi diventato parte di una tradizione: ogni anno lo riesumo, mi riprometto di leggerlo nel periodo natalizio, lo espongo persino ai miei occhi collocandolo in punti strategici della casa dove possa notarlo, e ricordarmi di leggerlo. Ma, infine, non le leggo mai. Quest'anno ho finalmente interrotto questo loop!
Storiella carina con svariate citazioni alla letteratura, alla cinematografia e ai fumetti (evito volontariamente il termine "mondo nerd" perché non mi piace definirlo tale); simpatici i viaggi mentali che Abaco avvia anche nei momenti meni consoni a distaccarsi dalla propria realtà. Dichiaratamente di parte in tema religioso, che la sceneggiatura tenta di fare emergere contrastandolo al laico e sbeffeggiante protagonista. Buono anche il modo di salvarsi, sul finale, da una indecente chiusura!
Personalmente non amo lo stile dei disegni e non sono riuscito ad apprezzare l'evolversi della storia come avrei voluto. A un certo punto mi sono accorto che stavo leggendo le nuvolette senza nemmeno soffermarmi a inquadrare con gli occhi il comparto visivo dell'opera. Nessuna critica, sia mai; semplice gusto personale.

 

 

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Eheh, una lettura a puntate, un po' come avveniva in tempi remoti sulle strisce di giornale! :-P

 

Gadda è quello di In-A-Gadda-Da-Vida, vero?! :rockkk:

 

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Keep your hands off Eizouken! vol. 1

(映像研には手を出すな! 1) (Eizouken ni wa Te wo Dasuna! 1)


Sumito Oowara (storia, disegni), Marco Franca (traduzione)
158 pp., Star Comics, 2021
14,5x21 cm, b/n, 6,50 €

brossurato, sovracoperta con alette

ISBN 9788822626165


Midori Asakusa sogna di realizzare un anime, ma da sola non riesce a fare il primo passo. Tutto cambia quando incontra Tsubame Mizusaki, una modella influencer che frequenta il suo stesso anno di liceo, e scopre che anche lei sogna di diventare un’animatrice. Con l’aggiunta della scaltra Sayaka Kanamori, un’amica spilungona che ambisce solo a far soldi, inizia l’implacabile avanzata delle tre esuberanti ragazze per creare il “mondo definitivo”!

 

 

La sinossi, così come gli onirici scenari rappresentati nelle copertine, mi hanno attirato ad acquistare questo primo volume. Come si dice bene, anche per i libri, "l'abito non fa il monaco"! Tutto sommato viene raffigurato quanto descritto nel testo di presentazione, e nei frequenti momenti duranti i quali le tre protagoniste si catapultano nella loro immaginazione, che si ingloba e sovrappone alla realtà, per sfuggire ma al contempo risolvere i problemi della realtà, è piacevole estraniarsi con loro in queste fantasie, quasi come se il lettore divenisse un quarto protagonista. Almeno per me che sono un eterno sognatore a occhi aperti come loro, vengo trascinato facilmente! Però... però eccetto questa particolarità tutto il resto rimane piatto, quasi noioso. Ho letto il primo volume in tre tranche, segno che riusciva ad attrarmi come quei volumi che si fanno divorare in un'unica lettura. Temo dropperò, dando piuttosto un'opportunità alla versione anime. La mancanza del colore e di un'animazione, in una storia che parla proprio di animazione, credo incidano.

 

 

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Edmondo De Amicis - L'ultimo amico


Caravaggio Editore, Vasto, 2019
a cura di Enrico De Luca
13x20 cm, 62 pp.
ISBN 978-88-95437-89-7


L'ultimo amico è un racconto poco noto di Edmondo De Amicis. Concepito negli ultimi anni della sua vita, dopo le dolorose perdite della madre e del figlio ventenne, morto suicida, e in seguito alla separazione dalla moglie, è incentrato sul rapporto fra l'ormai anziano scrittore e Dick, il suo cane. De Amicis descrive il superamento dei suoi stessi pregiudizi mediante la convivenza con un essere che si rivela dotato di elevate capacità intellettive e affettive, al punto da essere considerato l'ultimo vero amico, colui che gli viene in aiuto in un periodo straordinariamente buio e difficile. Nella presente edizione annotata, curata da Enrico De Luca, sono state segnalate tutte le varianti fra la prima versione del testo (1900) e quella del 1905 che rappresenta l'ultima volontà dell'autore.

 

 

Pur nonostante le esili dimensioni del volume, De Amicis riesce a portarci un'opera riflessiva sulle osservazioni del rapporto con quello che definisce il suo ultimo amico, il proprio cagnolino Dick, che in una sorta di monologo espresso ad alta voce sembra ascoltare i ragionamenti dell'autore adagiato sulle sue ginocchia! Scritto in un periodo vicino al termine della vita - non ci è dato sapere per chi dei due finirà prima ma certo De Amicis s'interroga e pondera anche su ciò! -, colmo di eventi drammatici per l'autore - la morte della cara madre, la separazione dalla moglie e, infine, il suicidio immotivato del figlio ventenne -, questo libro è un'ode al rapporto di fedeltà che si può creare con l'essere che per tradizione è a tutti gli effetti il migliore amico dell'uomo, e De Amicis dimostra che tale modo di dire è in effetti veritiero! Salvato da questa amicizia sincera e contraccambiata, può salvare anche noi lettori facendoci riflettere sul nostro rapporto con gli animali. In particolare mi ha colpito il passo in cui deduce di quanta libertà li stiamo privando nel momento in cui pensiamo di fare loro del bene quando in verità stiamo solamente obbligandoli ad adattarsi ai vizi e ai difetti umani. Concezione non scontata che nemmeno nella nostra quotidianità riesce a insinuarsi nelle nostre menti.

 

 

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6000 Rokusen - Gli abissi della follia vol. 3
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Nokuto Koike (storia, disegni), Manuela Capriati (traduzione)
176 pp., Planet Manga, apr. 2014
13x18 cm, b/n, 6,50
brossurato, sovracoperta con alette
ISBN 9788891254542


Nell'impianto sottomarino "Cofdeece" si sono verificati inspiegabili incidenti. Viene perciò deciso il temporaneo ritorno in superficie della squadra di tecnici e operai. Durante l'evacuazione, però, qualcosa attacca Kengo Kadokura... Che cosa sta succedendo a 6000 metri di profondità? E cosa hanno scatenato nel buio coloro che in precedenza hanno abitato l'impianto?

 

 

Inizia a farsi più chiaro chi o cosa si celi dietro al mistero del Cofdeece e pagheranno tale scoperta sulla propria pelle! Come in tutti i misteri, quando si scopre l'elemento celato, quell'alone che avvolge l'ignoto viene a mancare, ma certo nulla è ancora concluso, anzi, la situazione peggiora ulteriormente e pare sempre più improbabile una risalita in superficie! Manca un solo volume alla conclusione e, anche per via di ciò, non mi aspetto nulla di buono!

 

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6000 Rokusen - Gli abissi della follia vol. 4
(6000―ロクセン― 4) (6000 4)


Nokuto Koike (storia, disegni), Manuela Capriati (traduzione)
208 pp., Planet Manga, mag. 2014
13x18 cm, b/n, 6,50
brossurato, sovracoperta con alette
ISBN 9788891254771


L'impianto sottomarino Cofdeece è stato costruito sul fondo del Mare delle Filippine. Questa enorme struttura a 6000 metri di profondità nell'oceano è stata chiusa in seguito a un misterioso incidente, ed è rimasta a lungo abbandonata negli abissi marini. Dopo tre anni, Kengo Kadokura insieme a un gruppo di tecnici e scienziati scendono nelle profondità per valutare la possibilità di rimessa in funzione del complesso, ma ben presto si verificano inspiegabili eventi. Alcuni uomini dello staff vengono posseduti da qualcosa, mentre la struttura, a causa di un guasto, rischia di essere schiacciata dalla pressione dell'acqua. Nel delirio della situazione, Kengo e gli altri scoprono che l'ascensore che porta in superficie è stato scollegato e che la loro fine, intrappolati a 6000 metri di profondità, sta per giungere. Intanto un crudele ed efferato dio degli abissi riemerge dal passato...

 

 

Un ultimo volume un po' affrettato, risulta evidente la corsa a dovere velocizzare il ritmo per giungere alla chiusura della storia. Diciamo che almeno un paio di volumi in più avrebbero permesso una gestione un po' più accurata e raffinata delle vicende. Si sarebbe persino potuta aumentare la suspance! Tutto sommato rimane un'opera ad alto potenziale (anche per un sequel!), che riesce a trasmettere la claustrofobia e l'ansia generata sia dal trovarsi a 6000 metri di profondità sia dagli strani avvenimenti che si susseguono. Anche i disegni sono degni di nota, tanto che voglio recuperare altre opere di Koike. Peccato sia così poco conosciuto, almeno in Italia.

 

  • 2 settimane dopo...
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Guida galattica per dogsitter


Virginia Salucci (storia, disegni)
208 pp., ManFont, apr. 2018
12,5x16,5 cm, b/n, 14,00 €
brossurato con alette
ISBN 9788899587543


"La passione per i cani e quella per i fumetti sono sempre andate a braccetto... fin da piccola, quando dovevo strappare i miei numeri di Rat-Man dalle grinfie dei miei animali! Perché non unire questi due strani mondi una volta per tutte?" Nasce così Guida galattica per Dogsitter, piccole pillole di vita per SOPRAVVIVERE ai cani!

 

 

Simpatico librettino ("ino" per il formato, che non mi aspettavo così piccolo, perché poi, invece, le pagine sono abbondanti in numero) che raccoglie le divertenti gag di una dogsitter e, in generale, della vita quotidiana condivisa con gli amici pelosi! Primo volume di quella che, a oggi, è diventata una serie di tre volumi grazie al successo ottenuto da Virginia Salucci, che sin da tenera età è cresciuta in una commistione di passioni che comprendevano l'essere attorniata dai fumetti e da compagni quadrupedi. Chi già vive con un cane troverà scene che oramai dà per scontate e abitudinali, qui messe "a nudo" da una mente che comprende il linguaggio canino, dal punto di vista cinofilo; chi invece ancora non è stato inondato dall'amore di un cane, questa è l'occasione per scoprire cosa si sta perdendo! :P 

 

  • 1 mese dopo...
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Michel Onfray - Thoreau. Vivere una vita filosofica

Vivre une vie philosophique. Thoreau le sauvage (2017)


Ponte Alle Grazie, Milano, 2019
traduzione di Michele Zaffarano
13,9x20,6 cm, 107 pp.
ISBN 978-88-333-1083-1


È ancora possibile distinguersi dai più e plasmare la propria vita secondo le proprie convinzioni? Si possono ignorare vie precostituite, norme sociali e religiose, giudizio degli altri, per costruire la propria esistenza in accordo con le proprie e più intime esigenze? Con i propri ideali?
La risposta di Michel Onfray è in questo breve e felice libro, in cui ci presenta – e ci indica come modello – la vita e le opere di Henry David Thoreau, ecologista ante litteram, apostolo della disobbedienza civile che avrà per continuatori Tolstoj, Gandhi, Martin Luther King, e soprattutto autore del celeberrimo Walden, ovvero Vita nei boschi.
La vita dello scrittore americano, percorsa istintivamente e intimamente dal desiderio di ritrovare una «relazione originale con l’universo», di eliminare tutto il superfluo dall'esistenza – all'insegna di un individualismo del tutto opposto all'egoismo cui viene comunemente equiparato – diviene così ispirazione esistenziale ma anche politica; in Thoreau il pensiero diventò azione e creò le condizioni di una vita autenticamente filosofica.
Se i grandi uomini e le personalità eccezionali sembrano essere davvero passati di moda in un’epoca di solitarie folle livorose, Onfray ci ricorda che è proprio la loro perenne inattualità a costituirne la forza, e soprattutto il valore di esempio duraturo.

 

QUI ho raccolto un po' di citazioni.

@absolute Se mai ti volessi approcciare la figura di Thoreau come dicesti, questo raffronto di Onfray è d'obbligo per conoscerne la personalità e godere dei suoi scritti al meglio. Consiglierei la lettura prima di leggere Thoreau.

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Jean-Philippe Faure, Céline Girardet - Empatia. Al cuore della Comunicazione nonviolenta

L'empathie, le pouvoir de l'accueil (2003)


Editrice Aam Terra Nuova , Firenze, 2017
traduzione di Laura Tenorini
15x21 cm, 195 pp.
ISBN 9788866811824


Essere empatici significa saper ascoltare in modo globale e profondo. Significa essere presenti e offrire un'attenzione benevola ai bisogni dell'interlocutore. Significa mettere da parte il proprio ego affinché non abbia il sopravvento nella comunicazione e quindi nella relazione. Elementi che, tutti insieme, permettono una connessione profonda con l'altro e le sue sofferenze, evitando di identificarsi con esse. Jean-Philippe Faure e Celine Girardet ci invitano a una vera e propria rivoluzione concettuale: praticare l'empatia nella vita di tutti i giorni per migliorare la nostra esistenza e quella di coloro che sono intorno a noi. Attraverso testimonianze, esempi pratici ed esercizi, il libro ci aiuta a comprendere meglio che cos'è l'empatia, come impiegarla nel quotidiano e come metterla al servizio di una comunicazione autentica. Un testo rivolto a tutti perché l'ascolto consapevole che è al cuore della Comunicazione nonviolenta è un ingrediente prezioso per portare pace e felicità nella vita di tutti noi.

 

Ho approcciato questo volume senza conoscere nulla di tale metodo empatico; ignorantemente pensavo che avrei potuto esercitare il mio modo di affrontare un dialogo con una persona che mi rivela le proprie insicurezze e le proprie problematiche, riuscendo a essere più empatico nei suoi confronti, appunto. Pensavo inoltre che la comunicazione nonviolenta potesse aiutarmi in tutte quelle situazioni nelle quali l'ira la fa da padrona e mi porta irruentemente a pronunciare frasi delle quali, a mente un po' più lucida, finisco inevitabilmente a pentirmi di essermele lasciate sfuggire di bocca. Insomma ho affrontato l'acquisto di questo titolo nella più totale ignoranza! :D E sebbene la prima ipotesi, tutto sommato, non si sia rivelata così tanto errata, dopo aver letto questo libro la domanda che mi sorge spontanea è: ma a cosa serve questo tomo?! Ok, mi ha spiegato più concretamente cos'è l'empatia e la CNV, ma questo avrebbe potuto spiegarmelo molto più velocemente un qualsiasi sito on-line, se solo avessi voluto colmare questa lacuna. La pecca più grossa di questo volume letterario, secondo me, è che, a detta stessa degli autori, vuole rimanere una marginale trattazione del libro "padre" della CNV scritto da Marshall Rosenberg, spesso citato e al quale si viene rimandati. Ma la trattazione è davvero marginale e superficiale, non vi è un vero e proprio coinvolgimento, non viene esposta la filosofia che risiede dietro a questo metodo, vi sono solo dei gran esempi di testimonianze. E sarà che tale pratica non mi ha convinto per nulla, trovandola anzi piuttosto fredda e irritante per il ricevente, ma davvero non sono riusciti a coinvolgermi. E nemmeno sento l'esigenza di approfondire Rosenberg dopo questo tentativo. Ahiloro, progetto bocciato!

Voto: 1,5/5.

 

QUI ho raccolto un po' di citazioni:

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  • 3 settimane dopo...
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Gino Cervi - La fabbrica della nebbia. Piccolo viaggio sentimentale dentro quel che cancella e svela


Ediciclo Editore, Portogruaro, 2021
11x16 cm, 91 pp.
ISBN 9788865493366


La collana «Piccola filosofia di viaggio» invita Gino Cervi, giornalista, scrittore e, in particolare, "meccanico di libri", a indagare intorno a quel che di materiale e di immateriale si nasconde e, proprio nel nascondersi, si rivela dentro la nebbia, una delle più potenti macchine letterarie per immaginare e, forse, interpretare il mondo.

 

Consigliatami da un'amica come una collana filosofica, in realtà ho trovato tra le mani un prodotto assai distante da quel che mi immaginavo potesse essere. Non un trattato filosofico o un'analisi saggistica bensì una, anzi tante, definizioni personali di tale Gino Cervi - che non conoscevo -, ben farcite da esperienze personali, ricordi e racconti di vita propria in chiave autobiografica. Tendenzialmente il primo pensiero che potrebbe passarvi ora nell'anticamera del cervello sarebbe: "che mi frega di leggere le memorie di una persona che nemmeno conosco?". Vero, potrei persino parzialmente concordare. Eppure Gino Cervi - no, non l'attore bolognese - ha dalla sua la padronanza della lingua, delle parole, del lessico. Sa scrivere, e bene. Affronta vari argomenti, molti dei quali non rientrano nemmeno tra i miei interessi (il ciclismo, il calcio), ma è così abile a destreggiarsi col lessico da incuriosire il lettore qualsiasi cosa dica, qualsiasi tema tratti. E, ovviamente, in tutto ciò riesce a mantenere la nebbia la protagonista principale delle sue elucubrazioni. Vi è persino una curata ricerca a citazioni, talvolta utilizzate come punto di partenza sulle quali avviare nuovi pensieri e ragionamenti. E proprio qui giungiamo in un errore grossolano commesso dall'edizione: nessun riferimento alle fonti dalle quali provengono le citazioni, nessuna nota, nessun rimando; è pertanto impossibile potere curiosare e approfondire. Si ascolta (o meglio, si legge). Ed è piacevole. Ma non si è veicolati, non reindirizzati. Questo è il tratto nebbioso di questo volume sulla nebbia.

Voto: 3/5.

 

QUI ho raccolto un po' di citazioni:

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  • 2 settimane dopo...
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Mary Shelley - Metamorfosi. Racconti gotici

Transformation (1830)


La Tartaruga Edizioni, Milano, 2006
traduzione di Masolino D'Amico
14,5x21 cm, 88 pp.
ISBN 9788877384454


Consegnata all'eterna fama da Frankestein, la sua opera più famosa, Mary Shelley scrisse anche altri romanzi e una serie di racconti meno conosciuti. Assolutamente inediti, infatti, sono quelli tradotti in questo volume che prende il titolo dal primo, Metamorfosi. La scrittura si addentra nei territori del macabro, del sinistro, del soprannaturale: il risultato è un autentico capolavoro della letteratura gotica. Altri due racconti accompagnano MetamorfosiIl mortale immortale e Il Malocchio completano questa piccola perla letteraria esaltando la maestri, la perfezione e la forza creativa già nota di Mary Shelley.

 

Un trittico di brevi racconti gotici scritti da uno dei nomi più noti della letteratura nera, in una splendida traduzione di Masolino D'Amico che rende appieno la magnificenza di quest'opera. Proprio per via della loro brevità, si leggono molto facilmente e con spensieratezza. Forse risulterà più noioso e complicato seguire l'ultimo dei tre racconti, Il Malocchio, in quanto gremito di un'infinità di nomi e luoghi reconditi, laddove non oramai del tutto remoti. Rimane comunque una veloce e piacevole lettura, che potrà entusiasmare tanto più chi è già interessato al genere.

Voto: 3/5.

 

QUI ho raccolto un po' di citazioni:

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  • 8 mesi dopo...
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Priya Basil - Elogio dell'ospitalità. Riflessioni sul cibo e sul significato della generosità

Gastfreundschaft (2019)


Il Saggiatore, Milano, 2020
traduzione di Alessandra Castellazzi
13,5x19 cm, 130 pp.
ISBN 9788842826248


Riesci a immaginarti a una cena con il tuo fidanzato tedesco e tua madre indiana? Lei che cerca di rimpinzarlo, lui che cerca di rifiutare cortesemente e tu che cerchi di non scoppiare a ridere. E magari ti viene in mente quella volta in cui, da piccola, lei aveva preparato il suo piatto forte, il tuo piatto preferito – un kadhi di curry, coriandolo e peperoncino –, e tu ci sei rimasta male perché non potevi mangiartelo tutto tu e ti toccava condividerlo con gli ospiti. Oppure quella volta in cui hai tenuto banco al pranzo nel centro di accoglienza per migranti, riuscendo con l’aiuto di un manicaretto curdo a far dialogare culture lontanissime tra loro. Priya Basil ci racconta con ironia e schiettezza che cosa significa essere ospitali e come usare la condivisione del cibo per imparare a stare insieme, al di là di ogni differenza e diffidenza. Perché il cibo abita le nostre vite. Ci sfama, ci sostenta, ci appaga. E, se inatteso e bizzarro, può anche stupirci e spaesarci, proprio come chi non conosciamo: l’altro da noi, il forestiero che bussa alla nostra porta e ci chiede di entrare. Riusciamo a sorprenderci e insieme nutrirci dell’imprevisto? Può la comunione di un piatto diventare comunione di esistenze? Siamo capaci di offrire un posto accanto a noi allo straniero di cui non sappiamo nulla? In Elogio dell’ospitalità Priya Basil ci spinge a esprimere la nostra generosità, invitandoci a offrire e ricevere, condividere e accogliere senza riserve, per capire che solo nell’ospitalità incondizionata possiamo trovare il nostro senso di comunità. E vivere così in un mondo in cui ogni persona può sentirsi a casa, chiunque essa sia.

 

Letto per il LiF giugno 2022!

 

Le prime pagine mi avevano lasciato ben sperare. I temi intavolati sembravano interessanti, vi erano citazioni e rimandi ad altri scritti di altri autori (e personalmente adoVo quando mi danno modo di espandere gli approfondimenti altrove) e, tutto sommato, le intrusioni personali erano ancora accettabili e, vuoi per via dell'infanzia particolare dell'autrice, persino interessanti. Ma ben presto la mia percezione sugli intenti di questo libro è mutata. Anzitutto è parso sempre più chiaro quanto non vi sia un filo conduttore; si passa da un argomento all'altro così come talvolta, parlando dal vivo, capita possa succedere quando si vogliono dire tante cose e semplicemente vengono rigurgitate una dopo l'altra senza amalgamarle, senza un ingrediente che funga da legante (dato che si parla di cucina!). In più, i temi che vengono proposti, sono sempre e solo analizzati dal punto di vista dell'autrice, quasi come fosse una biografia. Per di più, leggendo i pensieri di Priya e iniziandola a "conoscere", sempre più è andata aumentando l'antipatia nei suoi confronti; una donna fintamente altruista, egoisticamente generosa, perbenista per convenzione, consciamente sprecona, veicolata dalle imposizioni della società piuttosto che seguire un proprio ideale... "predica bene ma razzola male" mi sono detto, a un certo punto. Giudizio certamente avventato e non definitivo, d'altronde non la conosco affatto se non per queste 120 pagine, ma il sentore che ho avuto nei suoi confronti mi ha persino portato a domandarmi: è davvero la persona giusta per un saggio simile? Fatico a definirlo, per davvero, un saggio. Con il formarsi di questi pensieri, le aspettative che mi ero creato sono drasticamente crollate. Non mancano passaggi e frasi degne di nota, che mi sono prontamente segnato, però, in definitiva, resomi conto della incoerenza dell'autrice, che attualmente fatico a definire una persona ospitale come il titolo dell'opera lascerebbe intendere, il libro rimane una lettura sottotono. L'associazione del cibo rimane, a conti fatti, un appiglio troppo debole per sviluppare un libro simile. Non è una lettura sgradevole ma non è ciò che mi aspettavo dopo aver letto la quarta di copertina.

Voto: 2/5.

QUI ho raccolto un po' di citazioni:

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  • 5 settimane dopo...
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Haruki Murakami - La strana biblioteca

ふしぎな図書館 Fushigi na toshokan (2005)


Giulio Einaudi editore, Torino, 2015,
traduzione di Antonietta Pastore,
illustrazioni di Lorenzo "LRNZ" Ceccotti,
14x22 cm, 73 pp.,
ISBN 9788806225889
[ LT | LU ]


Le biblioteche contengono storie. Le storie contengono universi. E certi universi possono essere molto pericolosi. Una fiaba misteriosa sul potere della lettura: liberarci dalla prigione dell'infelicità.

 

Letto per il LiF gennaio 2023!

 

Primo avvicinamento, per quanto mi riguarda, a Murakami e, in generale, alla letteratura nipponica, se escludo la fallimentare esperienza con Kenzaburo Oe, abbandonato molto presto in quanto risultatomi ostico, assai complicato da leggere (opinione non definitiva basata solo su un primo tentativo di lettura). Con Murakami, invece, le pagine si susseguono molto velocemente grazie a una lettura coinvolgente, che mi ha proiettato in un mondo che potrebbe tingersi delle accezioni del fantastico e del surreale, ma che tutto sommato, procedendo con la lettura, mi sono accorto essere molto simile al mondo reale nel momento in cui ho tradotto il simbolismo metaforico permeato nella storia. Con ciò non voglio dire che vi sia una chiave di lettura atta a spiegare le vicende narrate, ma è proprio qui il punto di forza di questo racconto: il lettore è libero di trovare la propria direzione dei sensi, può percorrere la strada immaginaria e immaginifica che più sente propria. Una libera e personale interpretazione. Questa abilità nel creare un mondo onirico, dove non risulta strano interloquire con un uomo-pecora o con una ragazza trasparente, mi ha ricordato quanto i giapponesi abbiano nel sangue questo particolare modo di utilizzare la fantasia; vedasi Hayao Miyazaki. Abilità veicolata dagli ottimi disegni di LRNZ, che non mi aspettavo di trovare qui; una gradita sorpresa! Meno gradito, invece, è stato pagare 15 euro per 73 pagine scritte a caratteri cubitali su carta patinata e copertina rigida. Sinceramente avrei preferito che questa storia venisse trattata come un racconto, quale è, preferendo l'uso di carta, copertina e font normali piuttosto che camuffarne le sembianze e piazzarlo in mezzo ai romanzi per venderlo al prezzo di questi ultimi. Rimane il fatto che vorrò approfondire Murakami!

Voto: 3+/5.

  • 3 settimane dopo...
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Strephon Kaplan-Williams - Il potere dei sogni

Dreamwork (1990)


Xenia Edizioni e Servizi, Milano, 2008,
traduzione di Christina Kutulaki e Anna Lamberti-Bocconi,
13x19,5 cm, 125 pp.,
ISBN 9788872730607
[ LT | LU ]


Viaggiare nei sogni per risvegliarsi alla vita: perché l’io possa liberarsi dei conflitti e servire la Fonte da cui i sogni provengono.
► All’origine del viaggio: gli Archetipi
► L’io, l’Inconscio e la Fonte dei sogni
► I sette modelli base del lavoro sui sogni
► Sogni e guarigione: una via verso il Sé.

 

A differenza di quel che un lettore che non conosce Kaplan-Williams e la sua filosofia si potrebbe aspettare circa il lavoro sui sogni, questo volume non aiuta a interpretare i sogni (né a fornire i numeri da giocare al lotto in base a quanto sognato, a tal scopo ci pensa già lo Stato a riempirsi le tasche a scapito dei cittadini) bensì ad attualizzarli. L'attualizzazione dei sogni è una pratica che permette di rivivere i sogni e assumere i loro contenuti nella vita di ogni giorno. Ciò per riassumere in poche parole la visione di Kaplan-Williams, e dei centri Jungian-Senoi che la praticano. Personalmente ero totalmente all'oscuro di tutto ciò ma rimasi colpito dal potenziale di evoluzione e crescita personale che uno studio con un approccio psico-filosofico sui propri sogni potesse apportare alla propria vita. Ben presto mi accorsi però che tale studio, in realtà, verteva verso un approccio mistico, onirico. Ed essendo io una persona profondamente scettica, più procedevo con la lettura e più perdevo l'interesse. Il libro, oltre a spiegare quali siano i poteri dei sogni, offre anche spiegazioni su come avviare un proprio percorso personale di studio, invitando persino ad affrontare alcuni compiti per addentrarsi nell'attuazione dei sogni. C'è del potenziale, lo ammetto, alcune teorie le ho trovate condivisibili, ma il tutto perde personalmente di credibilità giacché uno dei primi step consiste nel rientro nel sogno, e ciò avviene tramite "uno stato meditativo col quale si retrocede nel sogno, partendo dallo stato di veglia per rivivere il sogno più pienamente e dargli una soluzione", dandomi la sensazione che sia un gioco d'immaginazione olistico. Se sognare a occhi aperti fosse la soluzione ai propri problemi, sarei già l'uomo più completo e felice del mondo!

Voto: 2/5.

QUI ho raccolto un po' di citazioni:

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  • 4 settimane dopo...
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Stig Dagerman - Ho remato per un lord

Lorden som jag rodde (1946)


Coconino Press Fandango, Roma, 2021,
traduzione di Gino Tozzetti, illustrazioni di Davide Reviati, postfazione di Goffredo Fofi,
25x17,5 cm, 125 pp.,
ISBN 9788876185724.
[ LT | LU ]


Uno dei più importanti autori del fumetto italiano e internazionale si confronta con un grande scrittore del Novecento. Davide Reviati affonda lo sguardo e il segno nelle atmosfere di Stig Dagerman, accompagnando la sua prosa asciutta e dolente con un racconto per immagini che ne moltiplica, ne amplifica e ne esalta le sfumature. Ho remato per un lord narra con lingua piana e dolorosa chiarezza la fine dell’infanzia di un ragazzino, un piccolo barcaiolo svedese, messo di fronte al tradimento dei suoi sogni e alla precoce presa di coscienza dell’ingiustizia e dei limiti della sua condizione. Un’epifania del passaggio all’età adulta, segnata dalle lacrime, ma senza rassegnazione o resa. Nel testo di Dagerman ogni parola ha una consistenza e un peso. E lo stesso accade per ogni segno, ogni onda e ogni ombra, per la luce bianca abbagliante e per i neri profondi nelle immagini di Reviati: disegni evocativi, struggenti e materici, che arricchiscono il racconto di nuovi strati di significato e ci trasportano nel mare aperto delle emozioni.

 

Breve, di una linearità esemplare e di una densità sconvolgente. Questa volta il tema è l'utopia e non la colpa, come per lo più si riscontra negli scritti di Dagerman. È la ricerca (ossessiva nel lord, e che lo diventerà per il ragazzo che rema per lui) dell'acqua verde che da qualche parte deve pur esserci, che è impossibile non ci sia. La verde acqua dell'armonia, della solidarietà tra gli uomini e la natura tutta, della libertà condivisa, della concordia, della pace... Basta cercarla, mai smettere di cercarla, quest'acqua, come si ostina il lord a tentare e come certamente continuerà a fare il ragazzo che rema. Ed è commovente che il ragazzo sia contagiato dal lord; che sia il lord, poco più adulto di lui ma con i mezzi per farlo, a cercare e a cercare: un lord, che è anche a ben vedere un "nemico di classe" ma è più addestrato e più pronto per quest'impresa, che ha maggiori possibilità di affrontarla, ha più mezzi non solo economici. Non conta lo status sociale, conta la febbre, l'esigenza, la spinta alla ricerca; conta la stella dell'utopia. Essenziale, non esplicito, racconto adolescente e racconto filosofico, racconto "politico", questa edizione ha trovato in Davide Reviati un illustratore d'eccezione, non solo per la maturità del segno e la suggestione delle atmosfere, il rapporto tra personaggi e ambiente, volti e mani e acqua e nuvole, ma soprattutto per l'adesione dell'illustratore alla tensione dello scrittore: una condivisione morale, filosofica e politica che si direbbe totale. Non so se in Svezia o altrove esistono edizioni di opere di Dagerman illustrate, mi sembra però improbabile che possano essercene di comparabili, di una densità e misura, di una suggestione e di una compenetrazione altrettanto piene e altrettanto ispirate. Reviati vi appare, più che un illustratore, come un fratello a distanza dell'autore, in un incontro in cui non contano le impossibilità imposte dal tempo e dallo spazio, dall'età e dalla lingua. Si direbbe che Davide abbia saputo riconoscere in Stig il suo Lord, colui che lo porta e lo riporta sulla più importante strada che dovremmo percorrere, per terra e per mare: quella della ricerca dell'acqua più verde, più pura, nel "sogno di una cosa" che non può e non deve avere mai fine.

Voto: 3,5/5.

QUI ho raccolto un po' di citazioni:

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  • 5 settimane dopo...
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emmanuel-carrere-i-baffi

Emmanuel Carrère - I baffi

La Moustache (1986)


Adelphi Edizioni, Milano, 2020,
traduzione di Maurizia Balmelli
14x22 cm, 149 pp.,
ISBN 9788845934599.


È quasi un capriccio, uno scherzo, quello di tagliarsi i baffi, da parte del protagonista di questo inquietante romanzo. Ma ci sono scherzi (Milan Kundera insegna) che possono avere conseguenze anche molto gravi. Il nostro non più baffuto eroe si troverà infatti proiettato di colpo – lui che voleva solo fare una sorpresa alla moglie – in un universo da incubo: perché tutti quelli che lo conoscono da anni, e la moglie per prima, affermano di non averli mai visti, quei baffi, e che dunque nella sua faccia niente è cambiato. Il mondo comincia allora ad apparirgli «fuor di squadra», e il confine tra la realtà e la sua immaginazione sempre più sfumato. Delle due l’una: o è pazzo, o è vittima di un mostruoso complotto, ordito dalla moglie con la complicità di amici e colleghi, per convincerlo che è pazzo. Non gli resta che fuggire, il più lontano possibile. Ma servirà? O non è altro, la fuga stessa, che il punto di non ritorno? Per nessun lettore sarà facile ripensare a questo libro – in cui ritroviamo le atmosfere visionarie e paranoiche di quel Philip K. Dick sul quale Emmanuel Carrère ha scritto con illuminante finezza – senza un brivido di turbamento.

 

Si parte: il lettore viene immerso nei meandri della mente di un personaggio, senza nome, al quale, sembrerebbe, la moglie giocherellona sta facendogli uno scherzo, convincendolo che non s'è accorta del taglio drastico dei baffi del marito perché... non ha mai avuto i baffi! Deve trattarsi per forza di questo, di una burla. I pensieri del protagonista ci convincono che la moglie è capace di inscenare scherzi ben elaborati coinvolgendo anche gli amici a reggere il gioco. Però il gioco è bello finché dura poco e ora inizia a diventare pesante. Ma si tratta davvero di un gioco? Il dubbio arriva, vorace, e distrugge tutto: il rapporto con la moglie, le amicizie, il lavoro, la famiglia... Carrère è abile nel descrivere il tormento di un protagonista incapace di capire sé stesso, o che forse si scopre ora per la prima volta preda di un'enorme menzogna, alla ricerca di uno straccio di prova, che possa preferibilmente dargli ragione, ma in fondo si accontenterebbe anche di una prova a sfavore, purché sia un prova che porti a una qualche spiegazione. Ed è drammatico vivere insieme al protagonista questo sconforto, senza più alcun punto di riferimento fisico o mentale al quale potersi aggrappare. Il rischio d'impazzire è alto. Ma nessuno è pazzo. Tutti sono pazzi. E allora non rimane che scappare, lontano, ricominciare; trovare conforto in gesti abitudinali, ripetitivi. Dimenticare. Ma chi siamo davvero di fronte a quello specchio? La domanda rimane. Il dubbio rimane... in un finale che è auto-affermazione di sé stessi e negazione al contempo. E io? Io, lettore, sono davvero sicuro di chi sono?

Voto: 4,5/5.

 

QUI ho raccolto un po' di citazioni:

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