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Serenità (non leggere se a rischio depressione)


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Immagino che da vecchio facendo sesso con una bellissima ragazza ventenne per tutta la notte e, venendo, andartene, non sia propriamente l'idea di suicidio a cui hai pensato, ma davvero, e sono serio, è questo l'unico modo in cui io mi suiciderei.

Del resto in francese - conosci il francese? - l'orgasmo è chiamato la petite morte.

E poi, perché se si muore, si muore e basta. Dopo non c'è niente, è finita. Game over. Ma game over per sempre.

Lo diceva Bugs Bunny citando Groucho Marx, che non ha senso non essere felici, perché dal gioco della vita non ne usciremo mai vivi, ma le parole non erano esattamente queste, il senso è fedelissimo alla battuta originale però.

è niente.

Parlare con le persone non serve a nulla, ti direbbero cose che già sai, che ti farebbero arrabbiare, perché quando si è giù non è la parte razionale di noi che non capisce, ma quella emotiva, e quella emotiva non può essere convinta con il ragionamento. Così come a nulla serve pensare al dolore che potremmo causare agli altri con le nostre azioni, perché è un freno che non dura per sempre, basta un attimo per pensare che in chi credevamo non valga il nostro affetto, o pensare che la nostra sofferenza sia più grande della paura di causare dolore.

Ricordo un brano del Diario segreto di Pavese. A un certo punto scriveva, e cito a memoria, "ci vuole viltà, non coraggio: donnette l'hanno fatto". Parlava del suicidio, cosa che poi fece. Era estremamente razionale, e poetico, in quel suo diario, eppure alla fine si ammazzò. Sapeva benissimo che rinunciava alla vita, che vigliaccamente scappava, ma lo fece. Perché l'emotività, il credere che qualunque cosa verrà dopo non spegnerà mai la sua sofferenza, era più forte.

Sapeva che la vita era una merda. Sapeva che la gente, a chiacchiere ti è vicina, ma nel momento vero ti vede come un peso, pensa che reciti, e ti allontana. A volte è vero che reciti, altre no, e quando succede tutti a dire "non ce l'aspettavamo". Ma son cazzate. I segni li vedono tutti, ma li rifiutiamo, perché siamo egoisti, di quell'egoismo inconscio e prettamente umano.

Ad ottobre al mio paese si suicidò un ragazzo di 24 anni, a cento metri da casa mia, potevo vedere il balcone. Hanno pianto per due giorni, e poi a bere birra nel Pub (a 30 metri da dove si è ucciso) senza che il ricordo gli sfiorasse.

Venti giorni fa una ragazza di 33 anni, un tempo molto bella, ora meno, del paese limitrofo al mio, che lavorava in un bar del mio paese, si è suicidata. Si drogava, pensava che non avrebbe avuto più una famiglia, e per avere l'altra dose gliela dava a delle merde di persone, spacciatori da quattro soldi, che il giorno del suo funerale stavano a bere birra e ridere felici.

Insomma, se si muore, gli altri ridono. A me la cosa darebbe un fastidio tremendo, roba da uscire dalla bara, e fare una cosa che per decenza non dico.

 

Come vedi non ho soluzioni e consigli da dare. Perché non valgono, non servono, e cambiano da persona a persona.

Io non mi ucciderei mai per non far ridere gli altri, e perché sono troppo curioso, voglio scoprire troppe cose, per smetterla. E anni fa, ci ho anche pensato al suicidio. Non realmente, ma come possibilità.

Rinunciavo alla ragazza più bella che avevo mai visto, che mi aveva insegnato ad amare e ad amarmi, a cancellare brutti ricordi, e a tante altre cose, e pensavo alla fine della mia vita, un esercizio di stile, potremmo dire, sintetizzavo il tutto con una metaforica, una piuma bianca che volteggiava nel buio senza mai toccare terra, o forse era già a terra, ma si sbatteva ancora. Se sono qui, ovviamente non mi sono ucciso, ma ho distrutto parte della mia vita per punirmi di qualcosa che non avevo fatto, e di cui non avevo colpa. Col senno di poi è stata una cazzata.

 

Però ecco, non servono a niente queste parole, non so neanche se sei serio o ci stai trollando, ma in ogni caso,il tema è serio, e ho risposto seriamente, sia pure a modo mio.

 

  • 1 anno dopo...
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