Lettera da un incompresa
Ti dici è solo questa notte. Ma che cos'è la notte?
Il buio che ti inghiotte, il nero dei lividi di queste botte?
Sapessi ogni ferita aperta quanto mi è costato, non è lo squarcio a fare male, ma ciò che non vedi che mi ha trasformato.
Diresti che poi tutto passa e devi farti forte. Ma se ti guardi intorno pensi "sai quanto gli fotte".
Che sono uno in mezzo a tanti miliardi, birilli a terra in questi campi di biliardi.
Ti dici è solo questa notte e presto passerà. La luce arriva e la sua alba dietro porterà.
Ma se la luce è rilegata ad uno schermo, i raggi abbagliano soltanto a chi si mostra meglio.
E forse ho preferito restarmene in disparte, trovare un luogo buio e mettermi da parte. Se non mi noti non sarò io ad alzare il braccio, per non pesare agli altri ci vuole coraggio.
E non troverò nemmeno un finto nemico, so bene chi ci è contro, lo maledico. So bene che potrei urlare al mondo il mio disprezzo, oppure addossare agli altri puntando il dito.
Ma ora che questa notte dura ormai da troppo, ed il mio corpo porta il peso di tutto il mio fardello. Dall'angolo non esco, non lo farò fratello, ogni pensiero mi riconduce a quello.
Che c'è una via d'uscita, la più tortuosa. La via più breve, la più dolorosa.
Una vendetta per ciò che avete fatto. Del mio dolore, ve ne ritorno un quarto.
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